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Un po’ di luce nell’alleanza M5S-Pd-LeU. Renzi organizza la scissione del partito

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Rosato (renziano doc): “Sarà separazione consensuale. Noi non cantiamo Bandiera rossa”. Martina: ”Così si aiuta la destra. Sarebbe la fine del Pd”

Di Alessandro Cardulli

Un po’ di luce si comincia a vedere in fondo al tunnel buio dell’alleanza gialloverde che ha guidato, si fa per dire, il governo dell’Italia ed è stata mandata a casa prima che combinasse altri guai, impegnata in continui attacchi alla Unione europea, con Salvini, il vicepremier, ministro degli Interni e il suo clan alleati alle peggiori destre europee, da quelli di Visegrad, leggi l’ungherese Orban, alla francese Le Pen. Una luce, per quanto riguarda l’Italia, la politica portata avanti dal Pd in alleanza con Leu, il rapporto con Cinque stelle, non facile, con Di Maio, in particolare. Come se le difficoltà non mancassero ci si mette Renzi Matteo, ancora iscritto al Pd (ma per quanto?), che minaccia scissioni, annuncia una accelerazione dell’operazione che dovrebbe essere decisa in una prossima riunione della Leopolda. Ciò dovrebbe avvenire proprio mentre si può aprire un dialogo fra Pd, Leu e i Cinquestelle in vista delle elezioni regionali e eventualmente comunali. Certo la violenza verbale, anche manesca, la volgarità, che ha espresso l’adunata leghista di Pontida, le parole contro lo stesso Presidente della Repubblica pronunciate dal Matteo Salvini il quale senza magliette delle forze di polizia diventa un nulla, di cui parliamo in altra parte del giornale, sono segnali di un pericolo, sempre presente, per la vita democratica del nostro Paese, per gli organismi che la promuovono e la tutelano, per la stessa Costituzione.

Segnali positivi nel rapporto  governo-Ue. Elezioni in Umbria. Le liste civiche

Le prime uscite del governo giallorosso lasciano sperare, anche se i problemi e le difficoltà di un’alleanza di governo, organica, fra Pd, M5s, Leu non possono essere sottovalutati. Segnaliamo uno per tutti, il cammino, positivo, avviato, con qualche difficoltà con l’Unione Europa, per quanto riguarda i migranti, tutto da consolidare, gli incontri che ha avuto il ministro dell’Economia Gualtieri alla riunione dell’Eurogruppo, tenuta ad Helsinki che hanno segnato un clima positivo, il recupero di un rapporto fra “amici” a fronte del becerume salviniano. Segnaliamo, infine, una positiva novità che, se darà i frutti sperati, segnerà  un nuovo rapporto anche a livello locale, Regioni, Comuni. È stato il Pd ad avanzare una proposta in questo senso, forse in modo sbagliato, perché non ci sono le condizioni, per un patto nazionale per quanto riguarda le elezioni regionali e comunali, sarebbe una improvvisazione calata dall’alto. Ma Di Maio ha avanzato una controproposta che riguarda le imminenti elezioni per la Regione Umbria, dopo le dimissioni della presidente  e la vicenda  della sanità. “Non ci sono le condizioni, dice, per generiche alleanze”  ma in una lettera inviata al giornale La Nazione scrive: “Tutte le forze politiche di buon senso facciano un passo indietro e lascino spazio a una giunta civica, che noi saremo disposti a sostenere esclusivamente con la nostra presenza in consiglio regionale, senza pretese di assessorati o altri incarichi. Ovviamente ci aspettiamo che tutti gli altri facciano lo stesso”. Afferma Di Maio: “l’Umbria può essere la culla di un nuovo modo di innovare la politica a partire dal locale, di un nuovo modo di fare imprenditoria coinvolgendo i giovani e il territorio”.  Propone  “un patto civico”, che lanci un “candidato presidente fuori dalle appartenenze partitiche” e che sostenga “un programma innovativo, di punti veri e realizzabili. Un programma che possa ispirare serietà, fiducia e competenza”.

Speranza (Leu). Punto essenziale la difesa dei valori portanti della Costituzione

Una proposta che  ha trovato un’immediata  adesione del Pd, di Leu, di Sinistra italiana. Dice Zingaretti, il segretario del Pd: “Anche in Umbria il confronto può andare avanti. Ci sono tutte le condizioni per un processo nuovo che valorizzi la qualità e metta al centro il lavoro, la sostenibilità e il bene dei cittadini umbri”. Per Leu arriva un tweet di Roberto Speranza, segretario nazionale di Articolo Uno e ministro della Salute: “Una nuova stagione di civismo è la strada giusta per l’Umbria. Da Di Maio arrivano oggi parole di buon senso, che non devono essere lasciate cadere. Per me il punto essenziale è la difesa dei valori portanti della Costituzione, a partire dalla dignità del lavoro e dalla lotta contro le diseguaglianze”. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana scrive che “la lettera di Di Maio che invita a ripensare il governo dell’Umbria a partire da un patto civico nuovo e in discontinuità col passato è giusta e condivisibile”.

La scissione annunciata partirà dai gruppi Pd di Camera e Senato

A rompere questo clima arriva, come dicevamo, Renzi Matteo il quale annuncia che con la prossima Leopolda avverrà la scissione. Praticamente l’ operazione partirà dai gruppi della Camera e del Senato dove aveva la maggioranza, tutta ora da verificare. I motivi  della scissione non sono noti, se non in modo generico. Di Renzi, malgrado sia sempre più ciarliero, non si conoscono linee politiche, programmatiche. Se la prende per il fatto che  nella compagine ministeriale non vi sia un toscano, quasi che il governo sia una spartizione di incarichi decisa dalle Regioni. Da ricordare che i “renziani” nel governo hanno avuto tre ministri e cinque sottosegretari e che Gualtieri, neo commissario Ue lascerà il seggio del Parlamento europeo che dovrebbe essere appannaggio della vicepresidente del gruppo Socialisti e democratici a Strasburgo. “Lui – dice un esponente del Pd area Zingaretti – fa sempre così, alza sempre il più uno, vuole una scusa per andarsene”.

Il problema “ministri toscani” non  reggeva. Forse si trattava della Boschi

Visto che il problema  “ministri toscani” non reggeva ha dichiarato che “però quando parla Firenze si deve ascoltare”. Forse  voleva un ministero per la Boschi? Chissà cosa frulla nella testa del Renzi Matteo, il quale giura che  il nuovo partito nato alla Leopolda non farà mancare l’appoggio al governo. “Noi non staremo all’opposizione”, tranquillizza i deputati e i senatori che costituiranno i nuovi gruppi. Dovrebbero essere 31, ma alcuni sarebbero molto incerti, tanto che Renzi per tranquillizzarli ha fatto sapere che “ne parlerà con Conte e Di Maio”. Luigi Moratti potrebbe guidare il gruppo alla Camera mentre Teresa Bellanova diventerebbe la capo delegazione dentro l’esecutivo. Dice Ettore  Rosato, renziano doc, vicepresidente della Camera intervistato da Repubblica: “Decideremo alla Leopolda, penso che sia naturale fare un riflessione sia per motivi politici che personali. Politici perché dopo l’accordo con i Cinque stelle è cambiato  tutto. Personali perché Renzi non può essere sempre accusato di tutto e con lui chi ha lavorato per tirare fuori il paese dalla crisi”. E poi quando gli viene chiesto se c’è in vista una scissione, risponde: “La chiamerei eventuale separazione consensuale. Come in quelle coppie che le hanno provate tutte per stare insieme ma proprio non ce la fanno”. Poi la conclusione: “Noi non siamo il partito che canta Bandiera rossa”. Non c’è bisogno di fare commenti. Sarebbe una offesa nei confronti dei nostri lettori. Ne riportiamo solo uno, quello di Maurizio Martina, più volte ministro, segretario del Partito democratico  dopo le dimissioni di Renzi Matteo dal 7 luglio al17 novembre del 2018. “Così si  finisce per aiutare la destra. Sarebbe la fine del Pd”.

Da jobsnews


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