Ogni incontro è una porta che si apre, un percorso che cambia la nostra rotta, a volte in modo irreversibile; comunque, un arricchimento delle nostre vite. Tutti noi aspettiamo qualcuno, fino a quando ci imbattiamo “nell’istante vertiginoso in cui una persona irrompe nella nostra quotidianità e ne muta l’assetto”. E’ un qualcosa che ci attrae e al contempo ci spaventa, ma che certamente ci trasforma: è l’ebbrezza di scoprire la persona inattesa, con la quale ci si mette a nudo, ci si completa. E’ così che Federico Pace, dopo il successo di Controvento, torna a sorprendere con il suo nuovo libro, anch’esso edito da Einaudi “Scintille” (2019), svelando il dietro le quinte degli incontri che hanno segnato e cambiato la vita di alcuni personaggi celebri, nella profonda convinzione che ogni incontro abbia inciso profondamente sulla loro vita, sulla loro identità, financo sul loro animo.
Nei sedici racconti che compongono “Scintille”, l’autore scandaglia nelle pieghe dei rapporti d’amore, di amicizia, nei legami tra madre e figlio, ma anche in quei rapporti più conflittuali. E’ così che il libro si apre con la narrazione dell’amore tra gli scultori Auguste Rodin e Camille Claudel, un amore capace di plasmare anche la loro arte, ma è anche il racconto dell’amicizia profonda tra Paul Mc Cartney e John Lennon, del legame tra Nelson Mandela e il suo carceriere, ma anche quello di Albert Camus con sua madre; quest’ultimo particolarmente commovente: quando lei si ammalò, Albert annotò in un taccuino che se si amasse qualcuno in maniera totalizzante gli si impedirebbe finanche di morire. Quel che Pace vuole enfatizzare, dunque, è la straordinarietà che presiede ad ogni incontro, offrendo al lettore uno spunto importante di riflessione sulla propria vita e sui propri incontri.
E’ proprio da una ‘scintilla’ che nascono quei rapporti destinati ad incidere irrimediabilmente sulle nostre vite che Pace ha saputo raccontarci così bene.