Rinviata al 21 ottobre: così si è conclusa la prima udienza del processo contro i fascisti Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, e Vincenzo Nardulli, di Avanguardia nazionale, per l’aggressione violenta e le minacce di morte ai danni di due cronisti de l’Espresso, Federico Marconi e Paolo Marchetti, lo scorso 7 gennaio al Verano durante il raduno per l’anniversario dei morti di Acca Larentia.
Un rinvio tecnico arrivato in un’aula gremita di capi e capetti del neofascismo romano e nazionale. A cominciare da Roberto Fiore, che non ha lesinato messaggi d’incoraggiamento al suo sodale Castellino, attualmente detenuto per una condanna a quattro anni per un precedente episodio violento e che lasciando l’aula ha salutato a mano alzata, corrisposto, i suoi amici neri presenti.
Numerosi anche i nostalgici di Avanguardia nazionale, che si scambiavano ricordi del loro capo storico Stefano Delle Chiaie, morto di recente, e ricostruivano il passato della loro organizzazione, mentre accompagnavano fuori dall’aula, quasi in trionfo, l’altro imputato Nardulli, tuttora agli arresti domiciliari. Un’organizzazione, Avanguardia nazionale, sciolta nel 1976 in base alla legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista; legge tuttora in vigore, vogliamo ricordarlo anche per le forze dell’ordine e la magistratura che hanno consentito che l’aula di un tribunale della Repubblica fosse invasa da sgherri coperti di catenine, scritte e tatuaggi raffiguranti rune e altri simboli fascisti e nazisti.
Tipacci che fanno paura solo a se stessi, anzi fanno sorridere per la cura infantile dedicata a disegnarsi addosso lo stereotipo del fascio duro e puro. E comunque il messaggio era chiaro: i cronisti e l’informazione democratica che rivela il marcio che c’è nell’estrema destra sono l’obiettivo da colpire e intimorire. A Roma come a Pontida, come nelle presentazioni dei libri di Paolo Berizzi o a Brescia contro il giovane collega Federico Gervasoni; per non parlare dell’antisemitismo sbandierato contro Gad Lerner, Mentana e Parenzo. O gli attacchi di altro tipo alle giornaliste Asmae Dachan e Sara Lucaroni colpevoli di raccontare cosa accade davvero nella Siria di Assad o in mare ai danni dei profughi che rischiano la morte.
Noi eravamo in quell’aula accanto a Federico Marconi e agli altri amici del settimanale che ha svelato e continua a svelare le trame nere e gli affari occulti delle organizzazioni dell’estrema destra italiana che oggi gode di una quasi totale impunità.
Ma il vento cambia, e il 21 ottobre Articolo 21 sarà di nuovo in quell’aula in tanti per cacciare rune e svastiche e portare aria pulita, democratica. E invitiamo a partecipare tutte le organizzazioni dei giornalisti come tutte le realtà, a partire dall’Anpi, che hanno i principi costituzionali e l’antifascismo nel proprio Dna. Dimostriamo che quel passato oscuro non ha futuro e che il diritto di cronaca e la libertà di espressione sono un bene comune che difenderemo da ogni attacco.
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