Per la tenuta della democrazia in Italia è necessario mettere un freno alle querele temerarie che agiscono ormai come un bavaglio ai danni dell’informazione, e soprattutto dei giornalisti d’inchiesta. Questa emergenza, che noi di Articolo 21 da sempre denunciamo, non poteva non emergere nel confronto tra il presidente dell’Anac Raffaele Cantone e l’autore-conduttore di Report Sigfrido Ranucci, che si è svolto a Roma su iniziativa dell’Associazione Amici di Roberto Morrione, in occasione delle giornate del Prix Italia, la rassegna internazionale organizzata ogni anno dalla Rai insieme ai grandi broadcaster europei.
Centoventi le querele ricevute da Sigfrido Ranucci nella sua lunga carriera a Report, oltre 60 ormai archiviate, ma altrettante ancora in via di definizione, molte con richieste di risarcimenti milionari (per la sola inchiesta su Ubibanca, di aprile scorso, se ne contano addirittura cinque, ognuna per svariati milioni).
Un peso, economico e di pressione psicologica e professionale, che Report e i suoi autori possono affrontare grazie al sostegno dell’Azienda di Servizio pubblico. Ma quante testate, soprattutto locali, e quanti giornalisti, magari precari o semplici blogger, possono permettersi anche solo di tener testa a una semplice minaccia di un’azione legale? E quanto sostegno e quanta giusta considerazione per il ruolo costituzionale della loro professione troveranno da parte delle procure, più o meno grandi ma tutte affollate e subissate da un carico eccessivo di fascicoli?
Un quadro che ci impone di tornare a porre con più forza di sempre la questione al presidente del Consiglio Conte e ai presidenti di Camera e Senato: già dalla precedente legislatura giacciono depositati (e ripresentati) i testi per una legge che ponga un freno a questa deriva gravissima che contribuisce a porre il nostro Paese ai livelli bassi nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa.
Il sottosegretario con delega all’editoria Andrea Martella, nei suoi primi giorni d’incarico, ha già dimostrato una certa sensibilità a difendere il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione. Contiamo che si faccia carico da subito di questa emergenza: il governo sia promotore di una iniziativa legislativa che freni sia le querele penali che le liti civili con richieste di risarcimento fuori da ogni realtà; è una questione di libertà di stampa e, quindi, di trasparenza della nostra democrazia. E’ anche un problema che riguarda il sano funzionamento della nostra giustizia, ulteriormente appesantita dal malcostume di ricorrere alle vie legali anche senza alcun fondamento giuridico.
Ci aspettiamo che questa nuova maggioranza dia un segno di quella discontinuità a cui si richiama e restituisca ai cittadini il diritto di essere informati e ai giornalisti il dovere di informare.
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