Mi è capitato più di una volta ricevere questa domanda quando invitato a parlare di Ilaria racconto di questi 25 anni di impegno per la verità e la giustizia. A dire il vero è una domanda che emerge più dagli adulti che dai giovani delle scuole che invece colgono molto più immediatamente la necessità di mantenere vivo e anzi rafforzare questo impegno, nonostante siano passati 25 anni. Gli studenti che incontro Ilaria e Miran li hanno conosciuti solo attraverso i racconti dei loro insegnanti, dai servizi televisivi e dai libri che sono stati scritti.
C’è un senso civile di impegno per questo nostro Paese, per la società nella quale viviamo che è presente dentro a questa storia ed è questo senso etico così alto che viene immediatamente colto dai giovani e che invece fatica di più a rimanere impegno per noi un po’ più vissuti, quasi che il peso di questo impegno possa diluirsi con il passare del tempo.
Quello che vorrei oggi ricordare, proprio in questi giorni così importanti per il proseguimento o l’archiviazione dell’inchiesta sul duplice omicidio di Mogadiscio, è il lavoro di Ilaria, la sua passione giornalistica, la sua tenacia e determinazione nel voler cercare, ricercare, connettere e raccontare. Ilaria era una appassionata di umanità e il suo impegno così alto per la professione del giornalista era l’incarnazione di questa sua passione civile per l’umanità. Questo è quello che più di ogni altra cosa ci lascia come eredità ed è ciò che rinnova quotidianamente l’impegno a continuare a tenere viva la memoria e rinnovare gli sforzi per fare Verità. Lo dobbiamo a Ilaria e Miran, a Giorgio e Luciana, ma lo dobbiamo anche a noi stessi.