In data 2 settembre 2019, con le firme dei Senatori Gregorio de Falco e Saverio De Bonis, e dell’avvocato Alessandra Ballerini, è stato presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma (e per conoscenza ed al fine di assumere ogni determinazione di competenza indirizzato anche al Commissario per i diritti umani del Consiglio di Europa, all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ( UNHCHR) e alla Commissione dell’Unione Europea) un Esposto relativo alla vicenda della Mar Jonio, nave che aveva tratto a bordo molti naufraghi ed alla quale era stato interdetto l’ingresso in acque italiane, impedendo così lo sbarco delle persone salvate e quindi il completamento obbligatorio delle operazioni di salvataggio.
È necessario ricordare che la Mar Jonio è un nave italiana, alla quale è stato impedito l’ingresso in acque territoriali italiane, creando una situazione assurda: volendo, infatti, anche ammettere – almeno come ipotesi di scuola – che contro la nave italiana vi possano essere elementi per indagini, chi le dovrebbe effettuare se non la magistratura italiana? E se si arrivasse al processo, quali sarebbero, se non quelli italiani, i tribunali chiamati a giudicare? Quindi, oltre che ingiusto, il divieto di ingresso nelle acque territoriali e di sbarco, è anche insensato dato che sottrae alla giustizia italiana una nave italiana, eventualmente accusata di reati.
L’Esposto, in particolare, chiede che la Procura avvii un’indagine finalizzata a verificare le violazioni delle norme internazionali vincolanti in materia di tutela dei diritti umani e la sussistenza dei reati di omissione e rifiuto di atti d’ufficio, di omissione di soccorso e di sequestro di persona e di ogni altra ipotesi criminosa ravvisabile, anche al fine di individuare i responsabili delle condotte poste in essere. Inoltre, l’Esposto chiede anche di accertare l’esistenza e la comunicazione di divieti ministeriali o di altra origine circa la possibilità di approdare in Italia della Nave Jonio, le comunicazioni intercorse tra il Ministero degli Interni, il Ministero dei Trasporti, il Ministero della Difesa, la Presidenza del Consiglio, la capitaneria di Porto di Lampedusa e Mrcc Roma in riferimento al divieto di sbarcare in Italia ai danni della Nave Mare Jonio e quelle tra Mrcc Roma (centrale di soccorso Guardia costiera italiana) e Nave Mare Jonio.
Già la Guardia Costiera ha indicato 39 nomi e gli indirizzi di posta elettronica di quanti nella filiera decisionale sono coinvolti e potrebbero venire indagati per “omissione di soccorso” e trattamento inumano”; oltre a questi potrebbero essere individuati anche coloro che hanno emesso un ordine illegittimo, coloro che questo ordine illegittimo non hanno sindacato, come loro dovere, eseguendolo pur sapendo che esso era illegittimo ed ingiusto.
Dal punto di vista politico, ci aspettiamo una presa di distanza da quanto evidenziato nell’esposto, e in generale dalle politiche salviniste, da parte del Presidente del Consiglio, impegnato nella formazione di un Governo al quale, davvero, vorremmo poter votare la fiducia, non scontata, però, senza una presa di distanza chiara e priva di ogni ambiguità, viste anche le assurdità che quelle politiche stanno causando ancora adesso: la Mar Jonio ha ricevuto dalla Capitaneria di Porto di Lampedusa l’autorizzazione all’attracco ed allo sbarco, ma in porto ha trovato la Guardia di Finanza che le ha comminato una multa di 300 mila euro, oltre al sequestro cautelativo della nave stessa, in vista di un’eventuale confisca come previsto dal decreto sicurezza bis. In pratica le Amministrazioni dello Stato, che dovrebbero essere informate al principio di leale cooperazione e collaborazione, si trovano costrette a prendere decisioni contrastanti in un caos che non può essere accettato ulteriormente.
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