L’incontro a Malta tra i primi grandi Stati europei sul tema della migrazione è stato più importante di quanto percepito. Il concetto finalmente assunto è la gestione su scala europea delle persone salvate (“chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”), un approccio diametralmente opposto a quello del Trattato di Dublino (“Chi li salva, se li tene”).
Questo cambiamento totale di prospettiva impone ora azioni e fondi conseguenti, per costruire una filiera di arrivi sicuri (corridoi umanitari) e di rimpatri efficienti. La destra non vuole togliere il deterrente degli affogamenti, per paura che la sicurezza del viaggio incentivi l’immigrazione. Un atteggiamento cinico e inutile. Molto meglio iniziare a gestire le domande d’ingresso nelle ambasciate italiane senza le barriere burocratiche di oggi, ma subordinando il visto al superamento di corsi in loco di professionalizzazione, in base alle carenze settoriali di mano d’opera, magari coinvolgendo nella formazione le stesse Associazioni industriali che le segnalano. I vantaggi sarebbero molti: accessi qualificati, sicurezza (corridoi), integrazione lavorativa. Ma primo fra tutti, salvare la democrazia nei Paesi europei.
A Malta infatti si è capito che sottovalutare questo problema, lo ha esasperato presso l’opinione pubblica. Con la conseguenza che le destre hanno appiccato focolai di nazionalismo in tutto il Continente. Debellare la paura dell’invasione con una buona organizzazione è il miglior modo per spegnerli.
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