A trent’anni dalla scomparsa di Luciano Salce, uno tra gli esponenti più eclettici, estrosi, dissacranti dello spettacolo del secolo scorso, viene inaugurata una mostra a lui dedicata.
Dal 25 settembre al 6 ottobre, a Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri di Roma, dalle 10 alle 19, sarà possibile visitare l’esposizione “Luciano Salce – L’ironia è una cosa seria”.
Alla Casa del Cinema verranno, in parallelo, riproposta la sua filmografia. Cui Danilo Amione, nostro collaboratore, contribuisce con questa sua riflessione su “La voglia matta”, film del 1962 interpretato dal sempre superlativo Ugo Tognazzi e l’allora giovanissima Catherine Spaak (quella che i critici del tempo definivano “la Lolita venuta del Belgio”)
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Un weekend di fine estate. Un’autostrada simbolo dei tempi. Un incontro fortuito: il quarantenne Berlinghieri e la sedicenne Francesca. Casualità e appuntamento ‘obbligatorio’ sulla strada della vita. Resa dei conti e definitivo passaggio alla maturità per l’ingegnere che si illude di poter fermare il tempo. Soltanto una domenica, una allegra domenica per Francesca e i suoi amici diretti al mare. Generazione postbellica
e spensieratezza. Quarant’anni e una guerra sulle spalle per il milanese di nuovo in trincea nella battaglia del boom. Illusione e realtà del tempo che scorre inesorabile: queste le sue uniche coordinate.
Niente “detour” per la felicità, solo un sogno da cui svegliarsi all’alba, su una spiaggia, con in testa un copricapo sioux da carnevale fuori calendario, ma tragico quanto quello dei vitelloni del grande Federico. Thanatos trionfante ed Eros fuggente. Sedici anni inarrivabili quelli di Francesca, schermaglie da voglia matta offesa dal tempo per l’ingegnere. Il sipario della vita si apre all’improvviso sullo scherno della giovinezza irriverente e crudele.
I sassi consumati dal mare sono tutti lì, ad accompagnare il ballo triste della consapevolezza della bella stagione della vita oramai definitivamente conclusa. I 150 km all’ora di Francesca fanno paura al “matusa”, con un figlio da andare a trovare in collegio. La paura della morte: eccolo lo scarto decisivo, la ragione di tutto… Grande Salce, autobiografico e impietoso, alle prese con il suo capolavoro, prima di perdersi dedicandosi soltanto a “vivere” (a modo suo, però).