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La politica della “tolleranza zero” contro mafie, corruzione ed evasione fiscale e non contro la povertà

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La politica della “tolleranza zero” può esser fatta risalire e associata al presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, a proposito della lotta al traffico degli stupefacenti e per intercettare i natanti che trasportavano droga in America. Assume grande notorietà mediatica con Rudolph Giuliani, sindaco di New York dal 1994 al 2001, il quale sfruttò il gran timore sociale nei confronti della criminalità urbana, enfatizzando l’insicurezza sociale per orientare le politiche pubbliche verso la neutralizzazione dei crimini espressione del degrado urbano in cui era avvolta la città di New York. Al centro di questo sistema repressivo vi era il disordine in cui vivevano le classi povere e il fatto che esso rappresentava terreno fertile per nuove forme di criminalità. Se questo – non condivisibile – sistema repressivo ha funzionato per i reati bagatellari, perché non applicarlo alla lotta alle mafie, alla corruzione e all’evasione fiscale? Una parte della classe politica italiana quando è corrotta, è complice delle mafie o non contrasta l’evasione fiscale dei suoi cittadini, delinque facendo un numero di vittime molto più elevato di qualunque delinquente da strada e cagiona certamente danni più gravi.

Perché allora non concedere ampi margini discrezionali alla magistratura e alla polizia, affidando loro il compito di attaccare in maniera estremamente aggressiva mafie, corruzione ed evasione fiscale?  Con questo nuovo sistema repressivo, le suddette tre forme di criminalità dovrebbero esser represse con la massima efficacia e severità. Operando in tal modo si potrebbe porre rimedio al crescente indebolimento del controllo sociale comunitario e alla debolezza di quello istituzionale. La teoria della “tolleranza zero” dovrebbe divenire operativa sin dai primi accenni della degenerazione che apportano le tre forme di criminalità anzidette. Questo nuovo dispositivo di lotta alla criminalità dovrebbe costituire una sorta di movente per la riorganizzazione della magistratura e delle forze di polizia. Il nuovo Governo appena insediatosi dovrebbe placare le preoccupazioni delle classi medie – quelle che votano – colpendo sistematicamente corrotti, mafiosi ed evasori fiscali dando così il segnale che lo Stato è con i cittadini e contro i poteri forti. Per dare efficacia a tale strategia si potrebbe ricorrere a tre strumenti: a) incremento del personale di magistratura e di polizia specializzato nel perseguire proprio questa tipologia di criminalità; b) affidamento di responsabilità operative anche a livello regionale e comunale; c) elaborazione di una mappatura informatica, con schedario segnaletico e cartografico centrale consultabile direttamente dai computer delle forze di polizia che permetta il repentino intervento di mezzi e uomini per reprimere, in primis, le più frequenti forme di reato come corruzione, mafia ed evasione fiscale. Il nuovo sistema repressivo non dovrebbe colpire solo i singoli delinquenti ma anche le imprese e le aziende. In breve, quella parte dei cd. colletti bianchi che dovrebbe costituire il bersaglio privilegiato della tolleranza zero, volta a ristabilire la qualità di vita dei cittadini italiani. Nell’analisi della “tolleranza zero” è importante evidenziare anche la straordinarietà delle risorse che lo Stato intende impegnare per il mantenimento dell’ordine pubblico.

A mo’ di esempio in ambito regionale si potrebbe aumentare il budget destinato alle forze di  polizia reclutando un vero e proprio esercito di poliziotti presenti, visibili ed operativi sul territorio. Ovviamente questa politica, associata alle necessarie riforme di cui ha bisogno la giustizia civile e penale, potrebbe portare a un reale miglioramento delle condizioni di sicurezza dei cittadini italiani. In Italia per corruzione, mafia ed evasione fiscale in galera ci vanno in pochi e ci stanno poco. Oggi una parte della nostra classe dirigente non ha smesso essere corrotta, contigua alle mafie e permissiva quanto all’evasione fiscale e di questo ormai nessuno più si vergogna. Nessuno oggi denuncia, perché tutti hanno interesse al silenzio. Il punto dunque non è aumentare le pene ma scoprire i reati.


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