BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Il Napoli Film Festival presenterà in anteprima la trilogia del viaggio lucano di Nevio Casadio

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Premessa

“Non c’è più un’inchiesta sui nostri giornali. Non raccontiamo più l’Italia, non è più tempo dei Piovene e dei Barzini e di tutti quei giornalisti che andavano a scoprire storie nuove. Io non so più cosa succede a Reggio Calabria o a Bolzano, o cosa pensano davvero gli italiani: lo devo giudicare solamente da come votano. Ma cosa c’è nel cuore della gente?” (Enzo Biagi)

Da questa affermazione di Enzo Biagi nasce l’idea del progetto Vjnt, un viaggio nel nostro Paese, per capire e raccontare cosa batte nel cuore delle persone che vivono, operano e resistono nei luoghi appartati, borghi e paesi nell’interno delle nostre regioni. Il viaggio inizia nel Sud, una road movie compresa in tre docufilm.

 

Pimo docufilm della trilogia: DONNE LUCANE

Sinossi

Il docufilm DONNE LUCANE, è dedicato all’universo femminile lucano immortalato anni fa dai grandi fotografi (tra i quali Henri Cartier-Bresson, Federico Patellani, Fosco Maraini, Franco Pinna) che fecero conoscere al mondo quella terra, i suoi abitanti e la realtà femminile spesso vissuta in condizioni di estrema indigenza, in una condizione di subalternità, spesso dagli aspetti drammatici. Ernesto De Martino, in particolare, in Sud e Magia, descrisse – come è noto –  la condizione femminile, pervasa da aspetti di prevaricazioni e sofferenze, vittime di superstizioni da parte di una società arcaica, nei secoli deprivata e dolente.

L’autore Nevio Casadio, nel docufilm Donne lucane, entra in contatto con il mondo femminile, incontra donne del posto, giovani, adulte e anziane. Road movie emozionante, dove sfilano testimonianze, confidenze, speranze di un nuovo futuro non trascurando il passato, ormai alle spalle, da cui trarne insegnamenti di estrema dignità.

Annapia Albanese, è una ragazza di vent’anni. Convive da quando è nata con le bellezze della sua regione e porta con sé i silenzi e i rumori della sua terra. La ragazza recita e danza per restituire dignità a tutti quelli che non possono o non sono in grado di esprimersi, riscoprendo quelle vibrazioni che molte lucane soffocano per paura del giudizio altrui.

Pasqua Teora, psicoterapeuta, scrittrice, lucana di origine, si trasferì al nord al seguito della famiglia. “Non sono tornata spesso in Lucania perché mia madre ha fatto di tutto per tenere questa separatezza e questa distinzione. Mia madre sognava l’emancipazione di noi figlie, della sua famiglia, di lei stessa, prendendo una sorta di distanza rispetto alla serie di grandi difficoltà legate alla storia del dopoguerra. Le carestie, donne e uomini rimasti vedovi, andare a Milano quindi era il mito. Fece di tutto per interrompere il legame con questa terra, per realizzare un altro sogno, ma proprio attraverso i sogni, il mondo delle origini tornava”.

Eva Immediato è un’artista di grande talento. Ha deciso di restare in Lucania. Rende omaggio alla Madonna Nera che accoglie, include ed abbraccia. “La protettrice della Basilicata è la Madonna Nera di Viggiano, e in quanto nera è un segno fortissimo. La Madonna nera ha dovuto bussare a più locande per farsi aprire, alla fine ha partorito in una stalla come la Madonna che noi conosciamo nell’iconografia classica, ma è la donna che noi troviamo nelle stazioni, all’angolo della strada e non è solo la donna di colore, ma sono le donne che si ritrovano emarginate, contro cui viene puntato il dito”.

Caterina Pontrandolfo, attrice e cantante etnica, ama le storie minime e le storie delle donne cui ha dedicato studi e ricerche protratti nel tempo. Ama ascoltare i loro racconti, sempre legati agli affetti, che sembrerebbero di scarsa importanza ma al contrario, rivelano una profondità cui si deve attenzione e rispetto.

Il docufilm Donne lucane, pone i riflettori interamente sull’universo femminile. Le testimonianze di donne, giovani, adulte ed anziane, rivelano e confidano sé stesse, senza maschere o filtri, confessano pagine di vita, rivelando emozioni, profondità e bellezze.

 

Secondo docufilm della trilogia: IL SUONO DELL’ACQUA

Sinossi

Il docufilm IL SUONO DELL’ACQUA, accende i riflettori, partendo dal contesto lucano, su una problematica di assoluta rilevanza universale: come preservare il bene “acqua”. Una sorta di inedito Canzoniere in cui l’Autore scandaglia, esplora lo stato del sistema idrico in Basilicata. Una lettura che potrebbe sorprendere persino gli stessi lucani che non conoscono a fondo il proprio territorio. Le telecamere si soffermano su montagne, mare, corsi d’acqua, lungo il percorso di bellezze disarmanti nel racconto di una terra che non ha preso ancora piena coscienza della sua ricchezza. L’acqua, il loro oro bianco. “Coscienza”, una parola che ricorre sovente nei contributi delle persone intervistate. Allora è lecito chiedersi: esiste ancora una coscienza civile? Per quanto tempo occorrerà farsi scivolare tutto addosso, compresi i discutibili interventi che riguardano le attività petrolifere? O piuttosto, non è il caso di rialzare la testa e rivendicare civilmente, come avvenne con la battaglia di Scanzano Jonico contro il progetto del sito unico delle scorie nucleari, un modello di sviluppo sostenibile? La Basilicata, una piccola regione del Mezzogiorno che con Matera Capitale Europea della Cultura 2019, guarda all’Europa ma scruta l’orizzonte anche verso il Mediterraneo, area dai grandi mutamenti geopolitici. La Basilicata che cerca una sua identità partendo da quello che le offre Madre Natura con i suoi paesaggi incontaminati, i campi agricoli e gli ultimi echi della civiltà contadina, tanto cara a Carlo Levi e Rocco Scotellaro. L’acqua e le ricchezze del territorio quindi, come chiave di volta per lo sviluppo futuro e per determinare nuovi modelli di crescita socio-economica in grado di arginare lo spopolamento dei borghi. L’esempio della fine degli anni Sessanta, citato dall’ex parroco ed ex sindaco Giuseppe Carbone, è emblematico. Dimostra, come sostiene la regista Carmen Vella, che l’acqua è un bene da custodire. Ma c’è di più. Percorrere questo solco vuol dire anche attingere alle nuove opportunità del turismo esperienziale di cui parla lo chef Pino Golia. Da un lato, occorre la tutela e dall’altro, la valorizzazione. E se l’ambientalista Pio Acito dichiara che occorre imparare a vivere d’acqua piuttosto che di petrolio, l’architetto lucano di fama internazionale Pietro Laureano, ci insegna che è fondamentale investire nella conoscenza, traendo preziosa linfa dagli antichi e non limitandosi allo sviluppo effimero a breve termine, bensì guardando al lungo periodo. La resilienza a Matera ha dato i suoi frutti dimostrando che dal passato, fatto di degrado e miseria, è stato possibile costruire un sistema di rigenerazione urbana attraverso la cultura, il digitale e l’innovazione. Una traccia che l’intera regione, la Basilicata, dovrà seguire in uno sviluppo armonico. (Donato Mastrangelo)

 

Terzo docufilm della trilogia: Sogni Lucani

Sinossi

La Lucania terra di bellezze, soprattutto appartate, come appartate spesso sono le eccellenze e i talenti tra borghi e paesi. L’autore incontra persone e realtà degne di un racconto sorprendente. Colobraro è un paese, nei decenni, considerato una realtà da evitare, addirittura da non nominare, per via di una leggenda che lo additava quale paese che reca sfortune. Sulle origini della cattiva nomea di Colobraro, le versioni sono diverse. Ad accrescere la fama negativa di paese innominabile, da citarsi quale “quel paese”, – in quanto, stando all’immaginario, avrebbe portato iella addirittura nominarlo – contribuì Ernesto de Martino con il suo saggio Sud e Magìa. L’antropologo napoletano ebbe il merito in ogni caso di far conoscere i fenomeni del tarantismo, della magìa popolare e dei falsi miti su cui si fondava la superstizione in quei luoghi arroccati. Visitando Colobraro, registrò e descrisse episodi sfortunati che lo avevano colto, avvalorando la credenza popolare. Oggi, un geniale sindaco del posto ha ribaltato la situazione, istituendo il festival della sfiga che attrae in ogni edizione migliaia di turisti. Ecco, come trasformare uno stereotipo sventura in eccellenza, turistica, sociale, culturale e in definitiva scientifica, per i diversi convegni proposti nel corso del festival. La ricerca di sogni ed eccellenze, si snoda nella narrazione del film. Scoprendo realtà emozionanti.

In seguito alle incursioni islamiche protrattesi nel meridione della penisola, gli invasori, attorno al nono secolo, conquistarono e decisero di acquartierarsi in zone dominanti e strategiche. In Lucania, in particolare a Pietrapertosa, Tricarico e Tursi. Qui, in Tursi, si stabilirono e furono proprio loro a dargli il nome, a ricordo del loro borgo arabo Rabhàdi. L’impronta saracena è ancora oggi presente nelle costruzioni, negli usi, nei costumi, nel cibo e nel dialetto della Rabatana. Un architetto poeta, Paolo Popia, ha ristrutturato un palazzo storico, fondando il Palazzo dei poeti. Un resort magico dove ospita i turisti e ai quali, durante le cene al ristorante, recita e declama le poesie di Albino Pierro, nato nel vicolo accanto. “Ci vuole coraggio – afferma Popia – a voler impegnare la vita per riportare in vita questo mio paese. Ma è un’eccellenza da salvare e donare”.

A Valsinni, Erminio Truncellito, vive la propria vita riportando in auge la storia di Isabella Morra. Agli ospiti in visita al Parco Letterario, qui fondato in nome della poetessa, nata a Favale nel 1520 e la cui storia commuove da sempre, declama i suoi versi. Isabella visse segregata nel castello, vittima della prepotenza dei fratelli. La sua breve vita si concluse tragicamente, assassinata dagli stessi fratelli che l’accusavano di una relazione clandestina con il barone Diego Sandoval de Castro, che subì la medesima sorte.

Le storie di sogni ed eccellenze, si snodano nella narrazione del film tra artisti nascosti, nonostante il loro spessore. Fabbricanti di orologi da torre, produttori di vini autenticamente doc, ragazzi che dopo aver conseguito la laurea al nord, ritornano in Lucania, occupandosi di riportare in auge tradizioni antiche, ad esempio nel segno di un carnevale, dove le maschere del bene sconfiggono le maschere del male. È a Bernalda, che Francis Ford Coppola è ritornato alle origini dei padri. Il regista, noto al mondo per il film Il Padrino, ha ristrutturato Palazzo Margherita, conservandone anima e ambienti. Rossella De Filippo è una signora gentile. Ti accoglie con discrezione e premura. In un ambiente raffinato, dai sapori di casa di una tradizione antica. Nelle stanze si respira l’aria del cinema, ricco di sogni, immaginazione e realtà. Come sono i sogni lucani, narrati splendidamente nel docufilm.


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