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Il Fatto e il M5S dieci anni dopo

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Quella banda di pazzi scatenati che diede vita, dieci anni fa, al Fatto Quotidiano, negli stessi giorni in cui un comico stanco di fare solo il comico dava vita a un soggetto politico, il M5S, destinato in pochi anni a rivoluzionare la politica italiana, compie dieci anni. Auguri agli amici e colleghi del Fatto e grazie per le tante battaglie, molte delle quali condivise, che negli anni hanno avuto il coraggio di portare avanti, talvolta, va riconosciuto, in splendida solitudine.
Auguri, anche se qualche aspetto negativo in questa storia c’è. A parer mio, ad esempio, non sono mai stati grillini nel senso di appartenenza politica ma senz’altro sono risultati spesso troppo indulgenti nei confronti di una compagine che ha sì degli innegabili meriti ma anche degli evidenti limiti, innanzitutto di maturità e di tenuta complessiva e poi anche nell’azione politica, troppo spesso scandita da slogan, eccessi, cedimenti a un populismo che più becero non si sarebbe potuto e argomentazioni da bar inadatte a un dibattito parlamentare degno di questo nome.
Il Fatto, che si chiama così in onore della straordinaria trasmissione di Enzo Biagi e che nacque in un periodo ben preciso della nostra storia recente, quando il berlusconismo mostrava ormai la corda dopo aver compiuto innumerevoli danni al Paese ma le opposizioni si mostravano inadatte a contrastarlo come si deve, e talora non avevano ancora compreso il fenomeno nella sua enorme gravità, ha avuto il merito di portare nell’agone del dibattito politico quell’universo girotondino di cui tuttora si avverte il bisogno. Non solo: ha saputo creare una connessione sentimentale fra movimentismo e politica, fra pensiero e azione, fra battaglia culturale e battaglia concreta su temi dirimenti come la libertà d’informazione e la tutela dell’ambiente di cui si avverte il bisogno oggi più di ieri e, forse, di sempre. Si tratta, dunque, di un giornale necessario, di una piattaforma imprescindibile per saperne di più, conoscere e comprendere le storture del potere. A mio avviso, ma si tratta ovviamente di una mera opinione personale, ha l’unico limite di essersi spinto troppo in là con la denuncia, al punto che, specie negli ultimi tempi, si ha l’impressione che gli aspetti negativi della politica, che pure ci sono e sono, ahinoi, giganteschi, fagocitino ogni aspetto positivo, ogni candidato perbene, ogni parlamentare che svolge con diligenza il suo lavoro, chiunque provi a rendere migliore questo pianeta e meno inumane le sue leggi e le sue prassi. Insomma, diciamo che il Fatto, la cui unicità e il cui valore non sono minimamente in discussione, è un Crono che rischia di divorare i propri figli, compreso quel movimentismo girotondino per cui è nato e quel progetto di riconnettere la sinistra alla propria base storica e ideale che, si spera, abbia trovato nell’attuale governo un primo approdo. Sarebbe grave, lo diciamo a Travaglio e a tutta la redazione, se l’entusiasmo delle origini si affievolisse o, peggio ancora, scadesse adesso in un governismo che nulla ha a che vedere con la storia nobile e corsara di una testata nata per difendere la Costituzione da ogni aggressione, comprese quelle provenienti da chi denigra e offende la politica per sport con proposte populiste, propagandistiche, pericolose, immotivate e foriere di innumerevoli guai. Vale per tutti gli schieramenti, nessuno escluso, e diciamo che il M5S, che di francescano ormai ha ben poco, non fa eccezione.
Buon compleanno, Fatto! Ci vediamo domani in edicola.

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