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Colombia. Una piccola squadra di calcio per strappare i bambini alle bande di strada

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Nella parte nord di Medellin in Colombia sorge San Javier, area nota in tutto il mondo come Comuna 13, abitata da circa 130mila persone. Una zona tristemente conosciuta per essere territorio del boss Pablo Escobar e in passato teatro di guerriglie e raid paramilitari proprio per il narcotraffico.

In questo contesto molto difficile è nata una iniziativa importantissima per i bambini che abitano il barrio. Tutto inizia nel 2005 con Yenni e Andres, fondatori dell’associazione “Sembrando Paz y Esperanza”. La loro intuizione è stata semplice quanto potente: creare una piccola squadra di calcio per strappare i bambini alle bande di strada e ai soldi facili dello spaccio. In cima alla Comuna 13 c’era l’area, adibita a discarica, adatta per far sorgere un campo da calcio. Oggi lì si allenano oltre 150 ragazzi, dai 5 ai 17 anni: ci sono i palloni, le reti, le casacche colorate. E un piccolo campionato tra le squadre della Comuna di cui essere parte.

Yenni e Andres sono una vera e propria famiglia che accoglie persone da tutto il mondo che vogliono partecipare alla realizzazione di questo sogno. Tra questi c’è Simone Piccini, di Arezzo, un giramondo che ha scelto di vivere proprio a Medellin per seguire da vicino le evoluzioni di questo progetto sociale: “Sono stato ospite di Yenni e Andres. Ho trovato un posto in cui mi sembrava di stare a casa. Oggi vivo alla Comuna 13, alleno la squadra di calcio dei bambini sotto i nove anni, gestisco un piccolo ostello e organizzo dei percorsi per i turisti che vogliono godere appieno un’esperienza differente  all’interno del barrio”.

Il progetto dei “Sembradores”, ovvero i “seminatori”, cresce e vuole aggiungere un tassello in più: “Il prossimo passo è quello della creazione di un luogo sicuro dove poter insegnare ai ragazzi a vivere nel rispetto, nella lealtà e nella condivisione” racconta Simone su GoFundMe. L’obiettivo è quello di costruire una struttura a lato del campo dove i ragazzi possano svolgere ogni tipo di attività: “dalla danza alla fotografia, dai corsi di inglese alla cucina – spiega Piccini – un luogo dove possano incontrare anche professionisti per lezioni di prevenzione alla droga e educazione sessuale”. L’intenzione è quella di creare dei percorsi professionalizzanti, dove i ragazzi imparino anche dei mestieri per avere sblocchi professionali al di fuori dello sport.

Sembra un progetto enorme ma per finanziarlo servono solo 15mila euro. Per questo è nata una raccolta fondi: “Io da qui non mi muovo – assicura Simone – Voglio che questo progetto diventi realtà”.


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