Caso Regeni, il Governo ritiri l’ambasciatore al Cairo. A chiederlo da Rovigo è il portavoce di Amnesty Italia

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“Nostro figlio ha subito la violazione di tutti i diritti umani, grazie di cuore per quanto state facendo”. E’ la conclusione della mail che i genitori di Giulio Regeni hanno inviato al sindaco di Rovigo quando hanno saputo che dalla città polesana sarebbe ripartita la campagna di Amnesty International per ottenere verità e giustizia per il giovane ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo nel gennaio 2016.

A leggere le parole piene di dolore e nel contempo di gratitudine, è stato lo stesso primo cittadino Edoardo Gaffeo, sinceramente commosso, in una sala Pescheria Nuova gremita in apertura dell’evento organizzato dal circolo rodigino di Amnesty, guidato da Giovanni Stefani, e al quale hanno aderito il Sindacato giornalisti Veneto (Sgv) e Articolo 21 Veneto.

Ospite d’onore il portavoce nazionale di Amnesty International Riccardo Noury che è andato dritto al cuore della questione rivolgendosi all’Esecutivo appena insediatosi: “Mi auguro – ha detto – che l’attuale Governo, il quarto dall’assassinio di Giulio, faccia qualcosa di concreto per  questo che altro non se un non un ‘omicidio di Stato’ a cominciare dal ritiro dell’ambasciatore italiano in Egitto”.

Per Noury, infatti, il ritorno del diplomatico giusto due anni fa, il 14 settembre del 2017, nella capitale egiziana ha portato alla normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi, di fatto mettendo in secondo piano per interessi economici il dossier sul terrorismo e l’inchiesta sul barbaro omicidio di Giulio su cui ha tentato di fare luce la Procura di Roma “con un encomiabile lavoro”.

GLI STRISCIONI

C’è chi li toglie e chi invece li espone. A fare rumore nei mesi scorsi la scelta di alcuni sindaci, fra cui quelli di Trieste, di Firenze e di Sassuolo, di ritirare gli striscioni gialli simbolo della mobilitazione permanente per Giulio: “Come se – Noury – ormai si trattasse di una storia vecchia, da dimenticare”. Ma c’è chi invece, come Gaffeo, che fra gli impegni presi in campagna elettorale – nel duello, poi vinto, con la candidata di centrodestra, compagine del primo cittadino uscente –  ha inserito fra gli atti prioritari quello di esibire all’esterno del Municipio quello stesso striscione. E lo ha fatto con una motivazione semplice, immediata, efficace: “Non si tratta di un atto partitico bensì puramente politico che nasce – ha argomentato – dalla necessità di chiedere sempre con forza il rispetto dei diritti umani. E’ un grande equivoco – ha continuato – non rendersi conto che compito di una amministrazione comunale è quello non solo di ‘tappare le buche in strada’ bensì di gettare le basi per costruire una comunità sana, solidale, aperta, solidale, buona. Ai critici rivolgo una semplice domanda: se fosse capitato a te? Se Giulio fosse tuo figlio?”.

LE ADESIONI

Rosolina, Adria, Villadose, San Bellino, San Martino di Venezze, Occhiobello, Polesella, Taglio di Po: sono i comuni che hanno compiuto lo stesso passo di Rovigo. Presentati da Michele Lionello, direttore artistico del festival “Voci per la libertà” si sono susseguiti al microfono vicesindaci e assessori delle diverse Giunte: a colpire la loro giovane età (molte anche le donne) e la loro capacità di trasmettere i valori della compartecipazione e della solidarietà.

Valori che – ha ribadito Noury – al giorno d’oggi sono sempre più spesso criminalizzati da una macchina del rancore e della paura che si alimenta con il linguaggio d’odio, la narrazione divisiva e xenofoba, la chiusura verso l’altro specie se diverso e ancor di più se povero: “Occorre far passare il messaggio che i nostri diritti si rafforzano solo se si rafforzano i diritti di tutti”.

GLI INTERVENTI

Dal pubblico diversi stimoli di impegno e sensibilizzazione: dalla questione curda a quella turca,  a quella dei rom, a quella dei migranti, dal dovere di non dimenticare (Silvia Romano, padre Dall’Oglio, Andrea Rocchelli, Luca Tacchetto …) alla corretta informazione.  Monica Andolfatto, segretaria di Sgv, ha portato i saluti della Fnsi e in particolare del presidente Giuseppe Giulietti, ricordando la manifestazione in programma a Roma il prossimo 20 settembre contro la richiesta di archiviazione avanzata dal pm capitolino titolare del fascicolo sull’esecuzione sommaria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuta a Mogadiscio nel marzo del 1994.


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