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11 settembre 2001. Sembra ieri,ma in un incontro con dei liceali di 16 anni ho realizzato che per loro quella data è storia,non emozione. I sedicenni di oggi non c’erano,hanno visto le immagini,qualcuno ha raccontato loro che cosa è accaduto,ma non l’hanno vissuto sulla propria pelle,come molti di noi che ricordiamo con esattezza ogni attimo di quel giorno.È una generazione cresciuta con le nuove regole imposte dalla guerra al terrorismo che ha cambiato le nostre vite. Loro non sanno com’era la nostra quotidianità senza controlli,metaldetector, telecamere e privacy. Tutto è cambiato dopo quell’11 settembre e il mondo non tornerà come prima.Per l’America oggi è un giorno di rinnovato dolore. Piangono le famiglie di quegli oltre tremila morti che non hanno mai ricevuto il corpo dei loro cari e non hanno una tomba sulla quale pregare,a parte quella grande stanza nel museo di Ground Zero,delimitata da un muro oltre il quale sono raccolti i resti di chi ha perso la vita quella mattina. Solo infamiliari hanno il permesso di andare oltre quel muro ricoperto dalle foto dei volti di chi non c’è più. Un anniversario tragico, una ferita mai rimarginata. Trump forse sperava di affrontare la ricorrenza con l’annuncio di un accordo con i Talebani che ponesse fine a 18 anni di guerra in Afghanistan,la più lunga combattuta dagli Stati Uniti. Sembrava arrivata alla fase finale la trattativa in corso a Doha in Qatar tra i rappresentanti degli studenti coranici e l’inviato di Washington Zalmay Khalizad.Il presidente desideroso di ritirare i suoi soldati dall’inferno afghano, si è saputo che aveva aveva persino programmato un incontro segreto a Camp David con i talebani,andando contro i consigli dei suoi generali del Pentagono che si oppongono a un ritiro americano dall’Afghanistan e temono un ritorno dei terroristi. Il presidente americano pur di chiudere il lungo capitolo afghano avrebbe aperto persino le porte di un luogo simbolo come Camp David,residenza di vacanza dei presidenti,agli studenti coranici che quando erano al potere hanno seminato il terrore,dato ospitalità ad Al Qaida e Bin Laden lapidato le donne negli stadi impedendo loro di studiare e lavorare. Trump non aveva messo nel conto la mancanza di affidabilità dei Talebani,che hanno continuato a fare attentati persino durante l’ultimo atto del negoziato,uccidendo anche un soldato statunitense. Incontro cancellato quindi in fretta e furia via Twitter,negoziato sospeso e licenziamento del consigliere per la sicurezza nazionale,il falco Bolton,contrario alla trattativa. Una collaborazione complicata quella con Bolton voluto dallo stesso Trump. È durata 17 mesi,con alti e bassi anche su altre questioni come la Corea del Nord e l’Iran. Avrebbe fatto comodo a Trump l’annuncio di un ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan, con la campagna presidenziale in corso,si vota a novembre 2020,e i sondaggi che lo danno in difficoltà. Secondo CNN sei americani su dieci affermano che non merita di essere rieletto. Il 39% approva l’operato del presidente e il 55% lo disapprova. La strada verso un secondo mandato è ancora lunga,soprattutto per Trump,nonostante i sondaggi,non si intravede un avversario davvero temibile tra i democratici.