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Ucciso il capo degli ultrà della Lazio. Minacce e intimidazioni ai giornalisti

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Assassinato  a Roma con un colpo d’arma da fuoco alla testa Fabrizio Piscitelli, leader storico della tifoseria ultrà della Lazio. A sparargli, intorno alle 18:50 di ieri un uomo che si sarebbe fatto strada camuffato con abiti sportivi tra i molti che fanno jogging nel parco degli Acquedotti, in zona Cinecittà.  In Procura è stato aperto un fascicolo a carico di ignoti e sull’omicidio indaga anche la Direzione distrettuale antimafia. Minacciati e intimiditi i giornalisti e i video operatori giunti sul posto per raccontare la cronaca del delitto mentre sin dalle prime ore su Facebook si moltiplicano i messaggi di cordoglio da parte degli ultrà della Lazio e delle tifoserie gemellate come quelle del Verona e dell’Inter. Quella di Piscitelli è una esecuzione destinata a dettare il passo nelle dinamiche criminali della Capitale. Un omicidio che sembra avere le caratteristiche di un regolamento di conti. Ma chi è Piscitelli, per tutti “Diabolik” nel contesto criminale romano?

Le indagini e i rapporti con alcuni ambienti criminali.  “Diabolik sta sempre con… sono tutti, non lo so come ha fatto? In questi quattro anni ha fatto una scalata che non vi rendete conto”. Così in una intercettazione depositata agli atti dell’inchiesta “Mafia Capitale” alcuni pregiudicati manifestano il loro stupore per la rapida ascesa criminale di Fabrizio Piscitelli, classe ’66 capo ultrà della Lazio, già coinvolto dagli anni ‘90 nel traffico di droga nella Capitale. Secondo le informative della polizia il leader degli “Irriducibili” era in contatto con i vertici dei clan che contano nella Capitale, compreso quello guidato da Massimo Carminati.  Una fama costruita intrecciando calcio, violenza e droga. E relazioni importanti. Su tutte, quella con i “napoletani” come Michele Senese, uomo di vertice della camorra romana, uno dei i gruppi alla guida della “regia” criminale che governa la città.  Nelle inchieste di questi ultimi anni gli investigatori romani hanno evidenziato il ruolo di Piscitelli nella “batteria degli albanesi”, quella di Ponte Milvio. Per anni “Diabolik” ha giocato un ruolo di tutto rispetto nel gruppo formato da Kolaj Orial alias “il puglie”, “Zogu  Arben alias “Riccardino” e Shelever Yuri; Il suo nome compare anche nelle inchieste che hanno riguardato il traffico di droga sul litorale di Ostia – come documenta l’indagine che ha coinvolto Marco Esposito detto “Barboncino”, uomo collegato a Vito e Vincenzo Triassi, protagonisti di alcune vicende giudiziarie ostiensi.

Le relazioni nel mondo della destra romana e la scalata alla Lazio. Più volte citato nel rapporto istituzionale “Mafie nel Lazio”, il profilo di Piscitelli emerge anche nella relazione “Mafie e calcio” della Commissione antimafia che nel 2017 ha messo in luce il doppio ruolo del leader degli “Irriducibili”, negli stadi e sulla strada. Nel documento si punta il dito anche sui suoi rapporti con altri capi ultrà come Marco Turchetta vicino a esponenti della destra capitolina come Giuliano Castellino, leader della formazione neofascista «Roma ai romani». Anche il passato di Turchetta  porta a Michele Senese e ai traffici illeciti nella Capitale. Rapporti emersi nel processo agli altri “napoletani”, quelli della Tuscolana, guidati da Domenico Pagnozzi e condannati dal Tribunale di Roma per associazione mafiosa.  Nel 2015 i giudici condannano Piscitelli per aver tentato un’altra scalata, quella alla proprietà della Lazio, insieme ad altri ultrà avrebbe fatto pressione sul presidente della squadra, Claudio Lotito, con metodi estorsivi. Sentito in Commissione antimafia anni dopo Lotito  ha evidenziato “che elementi appartenenti a questo e ad altri gruppi ultras, legati da un forte spirito di aggregazione, sarebbero utilizzati anche per il compimento di attività illecite e criminali svolte fuori dallo stadio, come ad esempio il recupero crediti, lo spaccio di sostanze stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione”. “Gli stessi capi tifosi – ha dichiarato Lotito – spesso fanno parte di un sistema più ampio di malavita organizzata“. Davanti alla Commissione, il presidente della Lazio ha dichiarato inoltre di non essere mai sceso a compromessi con le frange più violente della tifoseria laziale e ha escluso di avere avuto rapporti diretti con i capi supporters della sua squadra. Negli ultimi anni, infine, Piscitelli  ha subìto un sequestro di beni di oltre due milioni (oggetto di ricorso e dissequestro) ed è stato coinvolto in un’altra indagine per traffico internazionale di droga. Ma  è  sugli affari illeciti delle tifoserie calcistiche e le tensioni del mondo degli ultrà che gli inquirenti  dovranno ora fare luce per trovare i responsabili di una esecuzione dietro la quale si intravedono gli interessi di numerosi gruppi criminali impegnati a “prendersi Roma” e l’oro della Capitale: la gestione del traffico internazionale di droga.


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