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Sindacati militari: adelante ma con giudizio

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Sabato 20 luglio, a Firenze, c’è stato per la priva volta – organizzato dal Sindacato Militare Guardia di Finanza – un incontro pubblico sulla sindacalizzazione delle Forze armate, al quale hanno partecipato parlamentari dellamaggioranza e dell’opposizione. A dire il vero, nulla di nuovo sotto il sole: tiepida vicinanza alle nuove formazioni sindacali da parte del M5S e del PD, manifesta diffidenzada parte dei Fratelli d’Italia, silenzio dalla Lega. Quasi una voce fuori dal coro quella della senatrice Angela Bruna Piarulli (M5S), già direttrice del carcere di Trani, che propone per i militari una norma simile a quella della Polizia di Stato. Per fortuna, il Sap della Polizia di Stato si è fatto sentire: per il segretario nazionale Michele Dressadore i sindacati militari vanno messi in condizione di fare i sindacati. Evviva!

Comunque, a parte la tavola rotonda di Firenze, la questione del sindacalismo militare continua a esserecuriosamente sottovalutata dagli organi di stampa e non solo. Così i sindacati militari sembrano essere un tabù inviolabile. Latitano ancora i costituzionalisti: dove sono gli Ainis, gli Zagrebelsky, gli Onida? Tutti evidentementeimpegnati a studiare temi più importanti.

Invece è auspicabile che questo vuoto venga colmato. L’assenza di un dibattito pubblico sul sindacalismo militare rischia di tradursi nell’approvazione di una disciplina palesemente incostituzionale, che limiti eccessivamente i poteri delle organizzazioni sindacali e le ponga di fatto sotto il controllo dei vertici: i nostri militari, i nostri carabinieri, i nostri finanzieri – che svolgono un lavoro così delicato, a difesa della sicurezza dei cittadini, con un trattamento economico spesso inadeguato – davvero non se lo meritano! È evidente che sfuggono i benefici che avrà il nostro Paese da questo fondamentale processo di democratizzazione. I sindacati potranno dare un contributo significativo all’efficienza dell’organizzazione: il militare più tutelato, più motivato, più preparato lavorerà meglio. Lapalissiano, direi.

Nel 2018, con la sentenza n. 120, la Corte costituzionale ha finalmente cancellato un divieto anacronistico. Adesso anche il legislatore potrà fare la sua parte, approvando una normativa che non vanifichi quella storica sentenza. Una organizzazione sindacale, per funzionare, deve essere garantita da regole che la rendano libera di svolgere il suo compito: di questo si sta discutendo in Commissione Difesa. Altrimenti iscriversi al sindacato militare sarà più o meno come tesserarsi a un circolo bocciofilo. Ovviamente i sindacalisti militari non vogliono la luna: sono perfettamenteconsapevoli che non potrà trattarsi di una libertà sindacale “piena” ma che essa dovrà contemperarsi con l’esigenza di garantire l’esercizio di altre libertà non meno fondamentali. Certo fanti o carabinieri non potranno scendere in piazza a scioperare. Rassicuro quindi i simpatici detrattori che mai ci sarà la C.G.I.L. in caserma! Sugli altri ragionevoli limiti all’attività sindacale si decida in Parlamento, nei tempi necessari: la gatta frettolosa, si sa, fa i gattini ciechi.


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