BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Sea Watch, ecco cosa ha detto davvero Carola Rackete alla tv tedesca. La verità oltre le fake news e gli odiatori

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In epoca digitale sono ancora le fakenews, venticelli della menzogna di rossiniana memoria, a scoppiare “come un colpo di cannone” su persone innocenti.  Ieri la “bomba” è esplosa su Carola Rackete, scatenando subito gli odiatori da tastiera. La comandante della nave della Ong tedesca Sea Watch3  già accusata di resistenza contro una nave da guerra e navigazione in zone vietate, perché nella notte tra il 28 e il 29 giugno decise di varcare il porto di Lampedusa al fine di portare in salvo i migranti che si trovavano a bordo nella sua imbarcazione, è stata ingiustamente colpevolizzata di aver compiuto quel gesto per ordine del governo tedesco. Una reazione a catena di falsità partita da un’intervista che l’attivista rilasciò alla televisione di Stato tedesca, andata in onda il 7 agosto. Il giorno seguente una sua frase ripresa da The Post Internazionale campeggia con un titolo diffamatorio: «Sea Watch, Carola Rackete alla tv tedesca: “Berlino ci disse che dovevamo portare i migranti in Italia”», immediatamente corretto in “registrare”.

Peccato che quella correzione sia “sfuggita” ad alcune testate italiane: perché l’11 agosto il Giornale e la Verità trasformano ancora di più la frase incriminata, attribuendo queste dichiarazioni alla Rackete: “Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia” e “Il governo tedesco mi ha fatto portare i migranti in Sicilia”.

Poi succede che quelle menzogne – come in un domino estivo –  vengono riprese dall’account Twitter di Noi con Salvini, per Lega nel Sud Italia. Fino a che Meloni su tweet definisce questo presunto ordine «la prova che alcuni paesi utilizzano Ong a scopo politico”

Per dissipare ogni dubbio, abbiamo chiesto una “perizia” in esclusiva per Articolo21 a Franco Filice, profondo conoscitore della lingua, della cultura e della letteratura tedesca, interprete e lettore di tedesco all’Università di Napoli e traduttore testi di autori tedeschi e germanofoni contemporanei. Fra le sue traduzioni citiamo “Auerhaus”di Bov  Bjerg per Keller,“Veloce la vita”, di Sylvie Schenk per Keller, “Billy”e “Harold”di Einzlkind editi da Nottetempo, edizioni, Non tutte le sciagure vengono dal cielo”di Thomas Meyer, edito da Keller. Ecco il suo lavoro. Dal min 3.45 al 4.35 ca. Intervistatrice: “Non c’era nessun’altra possibilità di risolvere la questione?” Carola: “Abbiamo provato a trovare una soluzione politica tramite lo Stato di bandiera, l’Olanda, e i Ministeri tedeschi dell’Interno e degli Esteri, ma invano. Fino all’anno scorso una soluzione si trovava, ma è da un anno che i porti italiani sono chiusi. Prima si ricorreva a delle soluzioni ad hoc, anche perché bisogna dire che la Commissione europea purtroppo non è riuscita a trovare il modo di redistribuire i flussi migratori. Abbiamo interpellato tutti gli interlocutori possibili, ma nessuno ha dato la sua disponibilità ad aprire i porti, anche questo va detto in tutta franchezza”. Insomma dalla traduzione sembra che – al contrario di quello che è stato scritto –  la comandante tedesca critichi aspramente l’accordo di Dublino e le responsabilità dell’UE rispetto alla mancata redistribuzione dei migranti il cui peso ricadrebbe tutto sui Paesi più esposti come Italia, Spagna e Grecia. Poi la famosa frase incriminata: “una città tedesca, Rothenburg, si era dichiarata disponibile ad accogliere i rifugiati sbarcati recuperandoli con un autobus grazie ai fondi messi a disposizione dall’ONG ‘Seebrücke’. Bisogna tuttavia avere un’autorizzazione. E a questo punto il ministro dell’interno tedesco ha insistito perché i rifugiati venissero registrati in Italia. Quindi, come vediamo, una soluzione si sarebbe trovata”. Insomma una semplice procedura burocratica, trasformata dai detrattori in un ordine impartito dall’alto. Purtroppo la teoria complottista ha scatenato i “leoni da tastiera”, che troppo spesso si fermano alla prima fake news, senza approfondire la vericidità della notizia, per poi perseguitare l’innocente con cattiverie, ingiurie, insulti; fino ad arrivare a vere e proprie minacce di morte!

A questo punto diventa ancora più “necessario”, nonostante gli attacchi  personali ricevuti, il ritiro di sponsor e patrocini, per me insignire Carola Rackete con la V edizione del Premio Pimentel Fonseca “Honoris Causa”. Una scelta dettata dal cuore, ma maturata da tempo. Mi spiego meglio. La forza di “Imbavagliati”, il festival internazionale di giornalismo Civile, da me ideato e diretto e al quale il premio fa da prologo, sta nel fatto di essere una manifestazione assolutamente libera. Non politicizzata. Mettere a repentaglio la propria vita per portare avanti un’idea di solidarietà è la caratteristica di tutti i nostri testimoni. Persone che hanno subito il carcere, le torture, ma non per questo hanno rinunciato alla loro voglia di raccontare la verità. Siano cronisti o attivisti. Dedicato alla memoria della patriota e giacobina Eleonora Pimentel Fonseca, fondatrice del giornale “Monitore Napoletano”, il riconoscimento sarà consegnato il  18 settembre 18 al Pan | Palazzo delle Arti Napoli a Helena Maleno. Una giornalista, ricercatrice e attivista spagnola, specializzata in migrazione e traffico di esseri umani. Vive in Marocco dove denuncia le violazioni dei diritti che avvengono sulle frontiere spagnole del sud e lavora per supportare le comunità sub-Sahariane durante il processo di migrazione. Helena usa i social network quotidianamente per segnalare le imbarcazioni alla deriva o chi varca il confine, coordinandone il salvataggio. Attualmente è perseguitata dall’unità anti-immigrazione della polizia nazionale spagnola per aver difeso il diritto alla vita dei migranti.

Eleonara Pimentel Fonseca era una giornalista, ma anche un’attivista. Da qui l’idea, dall’anno scorso, di sdoppiare il riconoscimento. Perché come fu per Eleonora, la forza di volontà di un singolo può portare avanti i diritti umani fondamentali. La quinta edizione del Premio Pimentel Fonseca sarà dedicata a loro, i migranti. Uomini, donne, bambini, senza distinzione di sesso, di età o di colore della pelle.

 Rackete, comandante della nave della Ong tedesca Sea Watch3, accusata di resistenza contro una nave da guerra e navigazione in zone vietate, con il suo gesto ha fatto una grande rivoluzione È una donna che non si è fermata di fronte al rischio. Carola è una ricercatrice ambientale e a soli 31 anni vanta tante esperienze in mare sia riguardanti la propria attività scientifica che ai fini di volontariato.

Due donne che portano avanti i valori di Donna Eleonora, che è stata giustiziata il 20 agosto del 1799, perché non ha piegato la testa, portando avanti la sua idea di giustizia, che non era quella del tempo in cui viveva.

La manifestazione è fortemente voluta e promossa dal Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, dalla Fondazione Polis della Regione Campania per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosoficie prodotta dall’associazione culturale “Periferie del mondo – Periferia immaginaria”. Realizzata in collaborazione con la Federazione Nazionale Stampa Italiana, l’UsigRai, il  Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Articol 21. Con l’alto patrocinio di Amnesty International e Unicef Italia. Negli anni a ritirare il premio sono state: la giornalista russa Oksana Chelysheva, collaboratrice della «Novaya Gazeta», dove lavorava con Anna Politkovskaja. Per la seconda edizione, è stata scelta una donna, voce di un popolo da sempre in lotta per l’indipendenza, Djimi Elghalia, attivista per i diritti del popolo Saharawi,  Mentre è stato l’attore spagnolo Carlos Bardem, fratello del premio Oscar Javier e di Mónica, a ritirare il “Premio Pimentel Fonseca 2017”. Il riconoscimento, alla sua terza edizione, è stato assegnato alla madre Pilar Bardem, la leggendaria attrice, già insignita del prestigioso Goya che, come i suoi figli, da tempo è un’instancabile attivista per i diritti civili. L’edizione del 2018, dedicata a Daphne Caruana Galizia, ha visto come protagonista la collega e amica e giornalista maltese Caroline Muscat. Per la prima volta è stato inoltre assegnato il Premio Pimentel Fonseca “Honoris Causa” a Olga Rodríguez, giornalista e attivista spagnola.

“Guerre Innocenti” sarà il tema della quinta edizione di Imbavagliati, si presterà quindi particolare attenzione a quei territori dove i bambini, a causa della guerra, soffrono la fame, la mancanza di istruzione, di salute, di vita. In quelle navi – come la ong spagnola Proactiva, da giorni bloccata in mare con 151 persone a bordo – ci sono molte donne e bambini. Gli stessi che sono al centro della nostra manifestazione!

Proteggerli, salvarli, è un gesto di grande umanità che non va mai processato! Da qualche ora in un videomessaggio pubblicato sulla pagina facebook della ong spagnola, il premio Oscar Javier Bardem, dopo Richard Gere e Antonio Banderas, si unisce alle tante voci che chiedono di trovare al più presto una soluzione per gli attuali 151 migranti soccorsi a largo della Libia «Faccio questo video – dice Bardem – per unirmi in maniera pubblica alla richiesta mossa da più parti al nostro presidente Pedro Sanchez che guidi come Spagna, paese di origine della Ong Open Arms, la distribuzione dei migranti a bordo nei diversi Paesi dell’Unione europea. Perché crediamo sia necessario che un Paese membro dell’Europa debba coordinare questo processo e riteniamo – ribadisce – che la Spagna sia la più adatta, perché è il Paese di origine della Ong».

La madre del Premio Oscar, Pilar Bardem, non a caso, è stata insignita del Premio Pimentel Fonseca nel 2017. La storia dei buoni non sarà fermata, mai!. Donna Elonora fu giustiziata, a soli 27 anni, il 20 agosto del 1799. Noi difendiamo i giusti, come Rackete, da una violentissima gogna mediatica. Perché “Chi dimentica diventa colpevole”, questo il nostro slogan accanto allimmagine della Mehari di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano assassinato dalla camorra nel 1985 e divenuto negli anni il simbolo dell’iniziativa per la libertà di stampa. La macchina è custodita proprio al Pan, luogo simbolo che ospiterà la quinta edizione di Imbavagliati. Lì dove Carola Rackete sarà premiata. 


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