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Salvini spaventa Formica e Macaluso

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Preoccupazione. Anzi, allarme. Rino Formica, 92 anni, ed Emanuele Macaluso, 95 anni, temono il populismo del M5S di Di Maio ma sono spaventati soprattutto dal sovranismo della Lega di Salvini. Guardano con paura alla richiesta di «pieni poteri» avanzata dal segretario del Carroccio, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno.

I due dirigenti storici della sinistra (il primo del Psi e il secondo del Pci) da molti anni sono fuori della politica attiva, ma continuano a seguire con attenzione le vicende italiane. Guardano con preoccupazione al degrado del sistema politico, in due diverse interviste a il manifesto hanno lanciato un allarme sulla stessa tenuta della democrazia in Italia.

La politica di “un uomo solo al comando” è messa sotto accusa da Formica. Salvini, da ministro dell’Interno, ha rotto gli equilibri istituzionali della nostra Repubblica parlamentare. Ha dilatato enormemente i suoi poteri occupando gli spazi del presidente del Consiglio (sull’indirizzo del governo, sulle alleanze internazionali,  sui migranti), del titolare degli Esteri (alleanze e migranti), di chi guida i Trasporti (con la chiusura dei porti agli immigrati), del ministro del Lavoro e dell’Economia (convocando i sindacati e progettando un taglio generalizzato delle tasse tramite la flat tax). L’ex ministro socialista ha detto al manifesto: «Quando si rompono gli equilibri istituzionali o c’è la soluzione democratica, o decide la forza. Se non ci sono soluzioni democratiche c’è la guerra civile».

I partiti storici democratici sono stati cancellati, la sinistra è divisa in mille frammenti irrilevanti, il governo M5S-Lega sgambettato da Salvini «è la mela marcia che infetta il cesto». Così Formica chiede un intervento a Sergio Mattarella in difesa della democrazia boccheggiante: «Non c’è tempo da perdere, deve rivolgersi al Parlamento. L’opinione pubblica deve essere rimotivata, deve sapere che ha una guida morale, politica e istituzionale. Si sta creando il clima degli anni 30 intorno a Mussolini». Insiste su un intervento urgente del presidente della Repubblica: «Siamo al limite. Lo dico con Nenni: siamo all’ultima chiamata prima della guerra civile nazionalsovranista».

Anche Macaluso martella sul segretario del Carroccio. Chiama sul banco degli imputati Giuseppe Conte e Luigi Di Maio nell’intervista al manifesto: «Salvini è stato costruito dall’impotenza, dall’incapacità, dalla miseria politica dei grillini. Solo oggi che Salvini li ha messi fuori se ne sono accorti». Teme anche lui per le sorti della democrazia italiana: «C’è una destra estrema molto pericolosa. Il problema centrale è la battaglia per la democrazia e le libertà, perché oggi questo è in discussione».

Crisi economica, sociale e politica. Immigrazione, disoccupazione, diritti dei lavoratori, uguaglianza. Libertà di stampa. Degrado culturale. Oggi sono tanti i fronti dell’emergenza nazionale. Sono problemi che esistono da anni. Ora sono scoppiati con virulenza con l’avvento dei populismi: il M5S di Di Maio, un movimento di protesta rosso-nero; la Lega di Salvini, un partito di destra, a volte di estrema destra con connotati autoritari.

La soluzione? Macaluso non pensa solo a Mattarella, ma anche alla rivitalizzazione del centro-sinistra. Certo il Pd è un disastro, è il frutto fallito di una fusione a freddo tra i Ds (eredi del Pci) e la Margherita (gli orfani della Dc), senza un progetto di società più giusta. Punta su Nicola Zingaretti, il nuovo segretario del Pd per rilanciare un nuovo centro-sinistra (democratici, centristi di +Europa e sinistra di Leu potrebbero arrivare al 30% dei voti). Osserva: «Oggi in tutto il mondo politico non c’è più il meglio: i grandi partiti, i Togliatti, i De Gasperi, i Moro e i Nenni. Siamo in piena crisi della politica, altrimenti non avremmo i Di Maio e i Salvini». Ragiona all’insegna del realismo: «Zingaretti è il meno peggio».


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