Gli avvenimenti passati e recenti testimoniano un tragico contendersi gli ambiti politici da parte di persone perbene e malavitosi, il cui potere economico si è generato attraverso il crimine.
Lo Stato Italiano è stato teatro di contese efferate sorte tra politica e mafia, che ha preteso prepotentemente, con l’ausilio dei propri sconfinati mezzi economici, di sedersi sugli scranni del Parlamento. La storia recente scritta da Falcone e Borsellino lo testimonia.
Noi uomini perbene, per i quali la verità è attestata dai fatti, ci chiediamo: “E’ veramente riuscita la mafia ad introdursi nella vita dello Stato italiano o si tratta di un timore fondato certamente sulla constatazione di fenomeni reali e concreti che minacciano la vita delle Istituzioni?”
Gli arresti di alcuni malavitosi appartenenti a cosche mafiose, verificatisi negli ultimi mesi in Calabria ed in Sicilia, fanno comprendere che esiste la volontà forte e decisa da parte delle nostre Istituzioni di combattere le organizzazioni criminali o meglio di arginarne gli influssi negli ambiti decisionali.
Non vi è dubbio che la partecipazione della mafia alla vita dello stato italiano possa estrinsecarsi in modo indiretto, attraverso favoritismi e clientelismo, ottenuti con tangenti e corruzione (vedi recenti arresti in Lombardia). Non tutto il panorama politico è corruttibile, perché, se così fosse, non vi sarebbe la lotta delle Istituzioni alla mafia e, più genericamente, alla delinquenza che ha fonti economiche smisurate.
Possiamo ancora sperare che l’onestà governi la nostra Italia? Certamente, anche se essa deve fare i conti con la disonestà, anche quella più efferata di chi fa del crimine il proprio cavallo di battaglia.
Non è, tuttavia, una battaglia impari. L’onestà ha la forza del sapere e dell’intelligenza, in quanto essa vive nell’animo delle menti più eccelse che non hanno bisogno di ricorrere alle strategie orrende del crimine per realizzare i propri obiettivi.
E’ vero che il malaffare è scaltro e sa infiltrarsi ovunque, ma è altrettanto vero che esso viene smascherato quando la creatività prende il posto dell’ovvietà, del “così è perché lo decido io che ho potere”.
L’economia stessa ha bisogno di menti pensanti e creative e non di strategie del crimine: è questa la speranza che sorregge l’onestà di molti che operano nel contesto politico, sociale ed economico.
L’Italia certamente è contesa da due poteri: quella distruttiva del crimine organizzato e quella costruttiva del potere creativo e generativo di benessere per tutti, che sappiamo essere il potere proprio dell’intelligenza .
Noi siamo certi che avrà la meglio il potere dell’intelligenza creativa.