Come era prevedibile – (forse il solo “sagace” Di Maio non l’aveva capito) – il segretario della Lega e ministro di polizia Matteo Salvini, incassati altri due successi (l’approvazione del decreto “sicurezza bis” e della mozione “Pro-Tav”), ha immediatamente staccato la spina al governo per poter (come ha riferito il premier Conte) “capitalizzare il consenso” che vede la Lega al 38%. Ha chiesto che la mozione di sfiducia presentata dalla Lega venga al più presto discussa e venga, con urgenza, fissata la data delle elezioni in vista delle quali ha già preannunciato – ed anche questo era facilmente prevedibile – una coalizione con i vecchi sodali di F.I. e F.d.I. con i quali aveva corso regolarmente alle elezioni amministrative distruggendo il suo alleato di governo.
Qualsiasi persona di buon senso si rende perfettamente conto che andare a votare a breve significa: a) per il M5S, un nuovo “bagno di sangue” dopo quello delle Europee (dal 32% delle politiche al 18% e, poi, all’attuale 16%); b) per il PD, un irrilevante aumento di consensi di 3 – 4 punti (quindi, un 23, 24%); c) per la Lega, il superamento del 40% e, con la già preannunciata coalizione con la destra di F.d.I. e con F.I., il superamento del 50%. Questo significa che la Lega (e, quindi, il tracotante “Capitano” che riconduce al “dux” di mussoliniana memoria) avrà il controllo, oltre che naturalmente dell’esecutivo, del Parlamento e, cioè, di quell’assemblea che, come da programmi del “Capitano”, andrà ad approvare leggi che: a) rafforzeranno i poteri dei Prefetti e della Polizia; b) limiteranno sia la libertà di stampa (si pensi alle norme-bavaglio) sia l’indipendenza della “odiata” magistratura (si pensi alla separazione delle carriere tra P.M. e Giudici e alla discrezionalità dell’azione penale riservata al ministro di Giustizia); c) abrogheranno sia il reato di abuso di ufficio, sia le nuove norme che bloccano la prescrizione. Ma quello che è più grave è che il novello “dux” controllerà quel Parlamento che: a) nomina il Capo dello Stato, che è anche Presidente del C.S.M. e nomina 5 componenti della Corte Costituzionale; b) nomina 5 membri della Consulta e i membri laici del CSM (strumentalmente aumentati). Ciò costituirà un pericolosissimo attacco al (i c.d. “pesi e contrappesi”) voluto dalla Costituzione a tutela della democrazia in quanto sicuro argine all’autoritarismo.
Peraltro, il servizio pubblico radiotelevisivo, già in buona parte occupato dalla Lega, sarà completamente nelle mani di Salvini che già gode dell’appoggio incondizionato delle emittenti Mediaset, sì che il 90% della informazione radiotelevisiva sarà nelle mani del “Capitano” consentendogli di amplificare al massimo la mistificatoria “propaganda”. Del resto, il ministro di Polizia non fa mistero di voler portare l’Italia verso il totalitarismo se è vero che ha arringato la piazza chiedendo al popolo “i pieni poteri” per dettare “regole, ordine e disciplina”, e ciò desta sconcerto e grave preoccupazione.
Quest’uomo – considerato da giornali esteri come “l’uomo più pericoloso d’Europa” – va fermato ad ogni costo; ed, invece, di fronte a così grave pericolo per la democrazia che cosa fanno il M5S e il PD? I vertici del M5S e, cioè, l’ “ideologo” Davide Casaleggio e il “Capo politico” Luigi Di Maio “vogliono andare a votare” ma dopo l’approvazione della legge costituzionale che diminuisce i parlamentari. Fortunatamente, fanno eccezione alcuni esponenti storici del Movimento quali: Morra, Taverna, Lombardi, Fattori, Di Nicola, Liuzzi che meriterebbero di guidare il “Movimento” al posto dell’ “incapace” Di Maio (così definito, già due anni orsono, dall’indimenticato Ferdinando Imposimato, giudizio oggi ribadito in un’intervista al “Fatto Quotidiano” da Massimo Cacciari secondo cui “i Cinque Stelle dovranno far fuori quell’incapace assoluto di Di Maio”).
A sua volta, il PD, in persona del segretario, dice “no ad un governo con il M5S” ed il rifondaiolo comunista Pisapia parla di “impossibilità di governo con il M5S” e dichiarano di essere pronti a votare. Tra gli irresponsabili non poteva mancare il “finto rottamatore” Matteo Renzi che, dopo aver distrutto il partito, ha preannunciato una vasta scissione che indebolisce fortemente il fronte che dovrebbe opporsi allo strapotere del Salvini.
Si tratta di scelte scellerate e di imperdonabili sottovalutazioni del pericolo che imporrebbero unità di intenti e una coalizione di quelle forze che hanno la maggioranza in Parlamento (a nulla rilevando i risultati delle Europee) perché questo è quello che conta in una democrazia parlamentare. In questo modo, si butta all’opposizione la Lega (che ha solo un irrilevante 17%), si tolgono al “Capitano” quegli enormi poteri (di V. premier e ministro di polizia, con sistematica usurpazione di competenze altrui) e quel palcoscenico che gli hanno consentito, forte di una (ingannevole propaganda), una (finora) inarrestabile ascesa. Un nuovo governo – (e che sia un “buon governo” !) – farà sì che tra quattro anni l’ “ondata Salvini” sarà solo uno sfumato ricordo. Non fare questo significa tradire l’Italia, significa far tornare le lancette della storia al nefasto periodo del fascismo che instaurò una dittatura, non con un colpo di Stato, ma per la irresponsabilità, incapacità, ignavia, per non dire viltà, di coloro che avevano istituzionalmente il potere (e l’obbligo) di opporsi e non lo fecero.