E’ ritornata la politica. A qualcuno non piacerà, ma che la crisi balneare di ferragosto, giocata nelle spiagge frequentate dal popolo e sui social media frequentati da tutti, sia tornata nella sua sede istituzionale, il Parlamento, non è una cosa da poco. Il merito di questo ritorno è del presidente del Consiglio, Antonio Conte, che ha sfogato, con un certo garbo, la frustrazione accumulata in 14 mesi di “governo del cambiamento”, ha dato una severa lezione di diritto istituzionale al suo vicepremier Matteo Salvini, e lo ha bocciato con parole durissime: “irresponsabile”, “pericoloso”, “senza coraggio”. Dall’altra parte il vicepremier e Ministro dell’Interno –ancora in carica per l’ordinaria amministrazione- ha dimostrato di non essere a suo agio nelle aule parlamentari, che frequenta assai poco, come fece in Europa, ed ha riprodotto una sconcertante sceneggiata di smorfiette, bacio di rosari, insofferenza comunicata con il linguaggio del corpo, e anche la retorica del suo intervento, eternamente elettorale, è sembrata scolorita e più coerente con la spiaggia di Papeetee che con l’aula del Senato. Il dibattito, comunque, c’è stato, a tratti alto, con citazioni non sempre appropriate, ma che nella sostanza conferma quello che già sapevamo: in questo Parlamento tutti detestano tutti. Adesso siamo in attesa di capire cosa succederà. La soluzione più “popolare” sembra essere elezioni subito, come vuole Salvini e il centrodestra, che –secondo i sondaggi- consegneranno “pieni poteri” al ministro di tutto; oppure un breve governo di scopo per varare quella manovra economica dalla quale Salvini è fuggito; oppure un governo di legislatura tra M5S e Pd per fare tantissime cose urgenti ed indispensabili, ma non si sa quali. Rimane il fatto che la politica, ormai, è avvelenata e tra i due ipotetici e riottosi alleati sono corsi fiumi di ostilità e di insulti, che ricoprono i possibili punti di incontro. Rimangono forti incrostazioni ideologiche ed identitarie da parte di chi, come il M5S, il governo appena andato in crisi, a causa del “tradimento” di Salvini, era il “migliore governo possibile”, e i sondaggi –ancora una volta- sembravano confermare questa opinione. Dall’altra parte, secondo il Pd, questo governo era pessimo, ma le vie della politica sono infinite e quindi può succedere di tutto, anche che trovino un punto d’incontro per un nuovo “contratto”. Del resto, Antonio Conte, nel suo intervento, ha già indicato le linee guida di un possibile governo, tendenzialmente di “centrosinistra”, che probabilmente gli piacerebbe guidare, composto da persone più educate e forse competenti. Poi c’è sempre la variabile incontrollabile Matteo Renzi, che parla a nome del Pd, ma anche no, che dà indicazioni, ma poi –a parole- si tira fuori da tutto, anche se nei fatti c’è sempre e ovunque, meno che alla direzione del Pd. Comunque il ritorno della politica ha reso meno noioso questo ferragosto rovente, ma restano roventi i problemi che attanagliano l’Italia, dal lavoro al precariato, all’ambiente, dall’incombente aumento dell’Iva, che secondo qualche tecnico non sarebbe un disastro, ma un’opportunità per investire soldi veri per ridurre le tasse ed investire nella scuola, nella ricerca, nella sanità, per aiutare le famiglie e dare un futuro ai giovani. Ma per questo ci vuole la politica, quella vera.