Zingaretti è stato chiaro, ora vedremo come si esprimeranno i pentastellati e le altre forze moderate e del Centrosinistra confrontandosi con le sue cinque proposte-guida così sintetizzate:
– leale europeismo;
– pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa e della centralità del Parlamento;
– sviluppo ecosostenibile;
– cambio nella gestione dei flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Ue;
– svolta nelle ricette economiche sociali per aprire una stagione di investimenti e ridurre gli squilibri sociali.
La parlamentarizzazione della crisi del Governo Conte ha messo in evidenza la fragilità e l’”incartamento” di Salvini che chiedeva i pieni poteri, ma anche l’assenza di una qualche ammissione autocritica da parte di Conte e dei pentastellati. Il dibattito parlamentare, infatti, ha reso palese i tatticismi negli interventi del Tris Conte-Salvini-Renzi pur nella differenza sostanziale dei contenuti.
La deliberazione unanime della Direzione del Pd è stata chiara con l’affermazione di rendersi disponibili solo per un governo e un’ampia maggioranza parlamentare che mettano fine a vocazioni populiste e sovranismi autoritari e siano in discontinuità con il governo dimissionario. Tutto ciò non risponde a tutti gli interrogativi che dovranno trovare risposte nelle eventuali trattative, come i seguenti:
– Il Decreto Sicurezza sarà cambiato?
– Le politiche neoliberiste saranno accantonate?
– Dove si troveranno i soldi per nuovi investimenti per la crescita, per il Welfare, per l’innovazione tecnologica, per contrastare la povertà?
– Le politiche antimafia dal futuro e ipotetico governo saranno concrete? Usciranno dalla fumosa declaratoria salviniana?
– Rafforzeranno l’indipendenza della magistratura e i mezzi delle forze dell’ordine e degli organi inquirenti?
– Sarà riproposta la questione delle autonomie regionali nella logica del superamento dello storico divario Nord/Sud?
– Con quali e quanti investimenti sarà avviata la ricrescita del Paese e fermata la grave emorragia migratoria dei giovani più qualificati del Paese? Con quali nuove politiche industriali, agroalimentari, scolastiche, di ricerca e innovazione?
Dal dibattito parlamentare è riemersa la necessità della “Politica” dopo il fallimento del populismo e del sovranismo di Lega e 5S, che ci consegnano un’Italia isolata internazionalmente, sospettata per i suoi ondeggiamenti tra Trump, Putin, Le Pen e Orban. Tutto ciò apre, però, nuove possibilità di iniziativa democratica per tutta la sinistra e il Centrosinistra, in Italia e in Sicilia.
L’immobilismo del Governo Musumeci è imbarazzante. Ma non fa fare salti di gioia nemmeno l’incertezza organizzativa e politica della sinistra e del centrosinistra siciliano ancora nel mezzo di un guado per un cambiamento politico, culturale e organizzativo. Quando torneranno a ridiscutere con la gente dei quartieri, delle professioni, del lavoro dipendente, delle imprese? A riaprire circoli e sedi in tutti i paesi e i quartieri della città, a riascoltare i corpi intermedi della società e a interpretarne e rappresentarne le proposte?
Il rinnovamento della rappresentanza politica presuppone un profondo cambiamento culturale e organizzativo della sinistra. Occorre riscoprire il valore dell’etica nella politica e della rappresentanza del bene comune, del pluralismo senza confonderlo col correntismo, della partecipazione digitale e fisica, da non ridurre alla semplice comunicazione digitale, di quanti desiderano impegnarsi fuori da ogni logica di intolleranza, odio sociale e rancore per rilanciare i grandi temi della solidarietà, della libertà e della democrazia.