Alle prossime elezioni, milioni d’italiani voteranno la chiarezza.
Purtroppo, per molti sarà quella di Salvini, che sa comunicare molto meglio di altri politici. Anche la Meloni è assertiva. Nonché B, che è stato l’innovatore nel linguaggio politico, con frasi corte e concetti monouso, dopo anni di discorsi contorti da De Mita a Berinotti, tutti fieri di essere incomprensibili.
La Sinistra, invece, ha sempre sottovalutato la chiarezza. Forse per la contiguità con i suoi intellettuali d’area, verso i quali i politici hanno sempre ingaggiato una competizione “ermetica”, dimenticando che così tagliavano fuori ampie fasce di società. Un grave errore. L’elettore medio – soprattutto se indeciso – si fida più di chi è chiaro anche se non gli è del tutto affine, piuttosto che un esponente più vicino alla propria sensibilità, ma che propina marmellate di parole.
Tutto questo per suggerire a Zingaretti di individuare tre-quattro idee guida, che pongano fine alla fase general-generica del PD e definiscano la sua proposta politica.
Nell’emergenza che sta attraversando il Paese, la chiarezza sarà decisiva.
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