Caro Presidente David Sassoli. Innanzitutto desideriamo ringraziare lei e gli amici Beppe Giulietti e Raffaele Lorusso della Federazione nazionale della stampa per l’opportunità di poterle presentare il progetto della Fondazione Antonio Megalizzi. Questo progetto è la concretizzazione di uno dei suoi sogni più importanti: quello di raccontare l’Unione Europea, diffonderne i valori, preservarne il passato e coltivarne il futuro. È un sogno che a qualcuno potrebbe sembrare forse utopico, ma che per Antonio è sempre stato semplicemente la normalità. Per lui l’Unione Europea non è mai stata un’istituzione vuota, ma ha sempre avuto tutta la concretezza di una realtà di valori, tutte le aspettative di un futuro ancora non scritto, tutte le responsabilità che vengono da un passato complesso, ma al tempo stesso così importante. Per lui l’Unione Europea sono i giovani ai quali raccontava il mondo delle istituzioni, cercando di valorizzare le diversità di pensiero e di stimolare confronti costruttivi. Perché il confronto, il dialogo e la mediazione sono l’essenza stessa della buona politica e la spina dorsale della democrazia. Antonio era un comunicatore. Un artigiano della parola. Un incubatore di idee, che credeva nell’importanza di essere informati e di informare. Aveva questa dote naturale: sapeva coniugare la precisione del linguaggio con una punta di sagace ironia, a volte di sarcasmo. Ma tutto questo accadeva sempre dando il giusto peso ad ogni singola parola, nel rispetto di fonti e fatti, affinché tutto conservasse un giusto equilibrio. Non era fazioso: parteggiava solo per quella che riteneva essere la verità. Nel suo lavoro ha sempre seguito un filo conduttore: la voglia di stimolare il senso civico e la capacità critica di ognuna delle persone con le quali si confrontava. Che accadesse di persona, attraverso i social, oppure alla radio, amava raccontare il mondo e cercava di arrivare a tutti. Negli ultimi anni aveva scelto di raccontare l’Unione Europea, per renderla comprensibile senza mai banalizzarla. Un compito difficile, ma che a lui piaceva così tanto da ritenere il suo lavoro quotidiano persino meglio di una vacanza. Noi abbiamo voluto prendere quel sogno e abbiamo cercato di trasformarlo, grazie all’aiuto di tutti coloro che ci hanno sostenuto e incoraggiato, in qualcosa che potesse durare, qualcosa che potesse mantenere viva la sua voce, il suo entusiasmo, quell’ideale che non doveva spegnersi in un modo così ingiusto. La Fondazione Antonio Megalizzi nasce grazie anche al supporto e sostegno degli enti territoriali trentini, (Provincia e Comune), della Federazione nazionale della stampa italiana, del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, dell’Università degli Studi di Trento, di Usigrai, di Articolo 21 per portare il messaggio di Antonio nelle scuole, nelle università, nei luoghi della società civile, per confrontarsi, nel rispetto del pluralismo, sulla nostra attualità, per fornire ai giovani e non solo, gli strumenti per distinguere la realtà dalle fake news, per raccontare l’Unione Europea e molto altro. Per questo la Fondazione vuole essere prima di tutto uno spazio libero di dialogo e di confronto, un luogo che valorizzi la persona e le comunità, il pensiero critico e la coscienza sociale rafforzando il valore della responsabilità individuale. Alcuni mesi fa un bambino di una scuola media di Gualtieri al termine di una presentazione sull’Europa, ci ha domandato: cosa posso fare io per portare avanti questo progetto? Ecco, in questa domanda risiede tutto ciò che accomuna l’impegno della Fondazione e delle istituzioni europee. Noi non abbiamo la presunzione di imporre linee di pensiero, bensì l’ambizione di diffondere questo spirito critico. E sappiamo che l’Unione Europea è il terreno dove coltivarlo. Antonio ha dimostrato di crederci fino all’ultimo, insieme all’amico e collega di Europhonica Bartek; noi non vogliamo deluderli. Ed è per questo, signor Presidente, che le saremmo grati se potesse diventare promotore di questo impegno, fautore di questo progetto e parte di questo sogno. Grazie.