I rapporti sono logorati. Un murale col bacio Salvini-Di Maio è impensabile oggi. Non c’è ancora una rottura, ma ormai i due vice presidenti del Consiglio vivono come due separati in casa. Faticano anche a incontrarsi a Palazzo Chigi. Sono rovinate perfino le relazioni umane. Luigi Di Maio si è lasciato andare a fine luglio in un incontro a Cosenza con i militanti cinquestelle: per trovare un accordo ogni volta «ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là».
Il capo politico del M5S ha citato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma nemmeno ha pronunciato il nome di Matteo Salvini, «quell’altro là». Il segretario della Lega non l’ha presa bene: «Posso non essere simpatico ma ho un nome, mi chiamo Matteo…».
L’alleanza tra Di Maio e Salvini si sta sfaldando dalle elezioni europee del 26 maggio: il primo ha dimezzato i voti rispetto alle politiche precipitando al 17%, il secondo ha raddoppiato salendo al 34%. La Lega ha succhiato i voti al M5S e ha fatto il “sorpasso”. Di Maio per un soffio non è stato disarcionato dalla guida dei grillini dopo la disfatta.
I conflitti nel governo giallo-verde sono esplosi e quasi sempre Salvini ha vinto il braccio di ferro. Il segretario della Lega ha avuto partita vinta sulla Tav Torino-Lione, sul gasdotto Tap, sull’ex Ilva di Taranto, sugli sbarchi dei migranti. Punta a portare a casa anche il decreto legge sicurezza bis. La linea industria-sicurezza del ministro dell’Interno l’ha quasi sempre spuntata su quella ambientalista del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
Il populismo di Salvini ha sbaragliato quello di Di Maio. Il Carroccio, anzi, sembra andare sempre meglio. Nei sondaggi veleggia attorno al 37% dei voti, nonostante i colpi giudiziari piombati sulla testa di Salvini per l’indagine della magistratura sui supposti fondi russi alla Lega. Nel Carroccio crescono le spinte per una crisi di governo, per arrivare alle elezioni politiche anticipate nel marzo prossimo, forse già ad ottobre. L’obiettivo è trasformare l’aumento del consenso popolare in più seggi in Parlamento.
La battaglia è sui soldi, sui portafogli degli italiani da riempire superando i problemi di deficit pubblico. La bandiera di Salvini è la flat tax (tassa piatta del 15% fino a redditi famigliari di 55 mila euro l’anno) da affiancare all’autonomia regionale differenziata. Di Maio contesta i due progetti leghisti e lancia in pista il salario minimo, visto con ostilità dal Carroccio.
Industrialismo contro ambientalismo, Nord contro Sud, produttivismo contro assistenzialismo. Gli scontri tra la Lega in crescita e il M5S in crisi aumentano sempre di più. L’amore di un tempo tra Salvini e Di Maio è solo un ricordo.
È solo un ricordo il murale comparso nel marzo 2018, subito dopo le elezioni politiche, in una strada di Roma vicina alla Camera: i due vincitori del voto legislativo erano avvinti in un appassionato bacio.
Il bacio Salvini-Di Maio da tempo è stato dimenticato. Già prima delle europee lo scontro era duro. Poco prima del voto per l’Europarlamento Salvini aveva lanciato una metafora matrimoniale: «Voglio andare avanti…Siamo in due e il marito vuole andare avanti». Di Maio aveva replicato: Salvini «non si deve montare la testa…Non sono innamorato di lui, io sono innamorato della mia fidanzata».
Da allora la situazione è molto peggiorata. Ora i vice presidenti del Consiglio dell’esecutivo populista sono due separati in casa avviati verso un burrascoso divorzio.