Nevith Condes Jaramillo, 42 anni, direttore del portale News dell’Osservatorio del Sur a Tejupilco, è il decimo giornalista ucciso in Messico dall’inizio dell’anno, il quarto solo dal mese di luglio. Il suo corpo è stato rinvenuto sabato scorso con i segni di diverse coltellate non molto lontano da casa sua nella cittadina del Messico centrale in cui viveva e lavorava.
Jaramillo si occupava di notizie locali, raccontava fatti e storie quotidiane del comune di Tejupilco e aveva uno spazio da opinionista su una radio locale.
Alcuni colleghi del giornalista hanno riferito che lo scorso giugno aveva ricevuto delle minacce.
Tejupilco è conosciuta per essere una realtà molto violenta a causa della presenza di gruppi criminali.
“La violenza contro i giornalisti, in tutte le sue forme, è uno dei principali ostacoli che impediscono al nostro Paese di diventare più forte come democrazia” denuncia attraverso una nota la Commissione nazionale per i diritti umani chiedendo che i responsabili della morte del cronista assassinato siano individuati, arrestati e puniti in tempi rapidi. Il Messico è uno dei paesi più pericolosi al mondo per gli operatori dell’informazione. Circa un centinaio di giornalisti messicani sono stati uccisi dal 2000 ad oggi. Purtroppo la stragrande maggioranza degli omicidi è rimasta impunita. Il rappresentante locale di Reporter senza frontiere ha dichiarato all’AFP che Jaramillo, secondo i suoi familiari, aveva ricevuto intimidazioni già nel novembre 2018. Per questo motivo, dopo le nuove minacce, aveva chiesto misure di protezione all’agenzia governativa per la sicurezza dei professionisti dell’informazione sotto attacco. Ma non aveva ricevuto risposte.
Se il Messico è il Paese latinoamericano più pericoloso per i giornalisti, non sono da meno altri Stati regionali, come la Colombia, il Brasile ed Honduras.
Negli ultimi 20 anni nei quattro Paesi citati si sono registrati circa 250 omicidi di cronisti, blogger e altre persone impegnate nella comunicazione: uccisioni in evidente, o quanto meno possibile, rapporto con la professione delle vittime sebbene nella maggior parte dei casi il movente rimanga sconosciuto.
Secondo Rsf infatti le inchieste di polizia vengono aperte raramente, spesso sono ostacolate da autorità corrotte e a causa della mancanza di volontà politica e di un sistema giudiziario efficace quasi tutti gli omicidi rimangono impuniti.
In testa alla lista figura il Messico, con 102 giornalisti uccisi dal 2000 ad oggi; seguono la Colombia con 60 vittime, il Brasile con 47 e l’Honduras con 38: Tutti loro hanno pagato il coraggio e la volontà di denunciare le violazioni dei diritti umani, il crimine organizzato e la corruzione nel proprio paese.