C’era una volta un politico che… non amava le domande

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I bravi giornalisti fanno le domande,i bravi politici rispondono, anche a quelle più scomode,se non hanno niente da nascondere. Sono tempi  in cui alcuni politici preferiscono invece farsi un selfie e schivare le domande. Molto comodo per loro, molto scomodo per i giornalisti, quelli che amano  non essere dei  reggimicrofono. Si chiama disintermediazione.Si scavalca il giornalista che dovrebbe fare da tramite tra il protagonista di una notizia e il destinatario finale e si va direttamente a quell’informe massa di elettori sempre più distratti  tra un like e l’altro, sempre più famelici di nuove occasioni dove scaricare le proprie frustrazioni. Funziona e spinge il  politico ad alzare ogni volta di più  l’asticella della indecenza. Non c’è contraddittorio, la si spara grossa,si usano frasi ad effetto meglio con insulti contro qualche vittima predestinata possibilmente donna, si aumenta il consenso sui social e il gioco è fatto. E’ così pratico che quando al politico tocca fare una conferenza stampa il fastidio diventa evidente. L’irritazione poi sale se magari  un giornalista di 28 anni fa anche delle domande sgradite,come chiedere chiarimenti sull’uso improprio di un mezzo d’acqua della Polizia e sul comportamento censorio e minaccioso degli agenti di scorta al ministro. Apriti cielo! Il politico abituato a fare tweets a raffica, insulta il giornalista, gli dà del pedofilo, attacca il suo giornale, ironizza sulle sue domande e comunque non risponde sui presunti tentativi di  trovare finanziamenti russi x la Lega attraverso un giro di tangenti che sembra  avere coinvolto persino il Marocco. Ci sarebbe da costruire la trama di un bel thriller internazionale, se non fosse che il  tutto si svolge a Milano Marittima e che il politico di cui stiamo parlando è anche il Ministro dell’interno in carica in Italia,un paese dell’Unione Europea, e non ha ancora chiarito in Parlamento la sua posizione. Non era presente al Senato neanche quando il Presidente del Consiglio ha parlato della questione russa e ha scaricato su di lui la responsabilità per la presenza ad un vertice internazionale  del leghista Savoini. Ministro sappia che  sul suo cammino incontrerà tanti giornalisti accomodanti che le permetteranno di sproloquiare senza contraddittorio nelle loro trasmissioni, ma troverà anche dei bravi giornalisti che le faranno delle domande che non le piacciono. Risponda senza ironizzare, con spiegazioni credibili. Annaspare e attaccare un giornalista è un segno di debolezza non di forza. Lascia la sensazione che abbia qualcosa da nascondere. Se  pensadi essere nel giusto lo dimostri con i fatti non con i selfie che sviano dal problema. Ha parlato di tutto i giorni scorsi, cagnolini abbandonati, migranti in mezzo al mare, zingare,cantieri tav,ladridi bambini. Gli italiani non distratti si aspettano che ci dica la verità  sulla compravendita di petrolio russo che coinvolge il suo amico Savoini e il tentativo di finanziamenti alla Lega attraverso la costituzione di fondi neri . Non attacchi i giornalisti e le testate che non sente amiche. Chi fa le domande sta facendo il proprio mestiere. Ministro le ricordo che lei è anche un giornalista,iscrittoall’Ordine della Lombardia dal 1999 . Faceva il conduttore a Radio Padania se non sbaglio,l’organo di propaganda della Lega. Ha  usufruito anche lei  della Cassa integrazione quando l’emittente è entrata in crisi? Non so se era abituato a fare domande scomode ai suoi ospiti,ma rispetti i colleghi che le fanno.  Rispetti il lavoro della stampa, soprattutto di quella non asservita. Se davvero le stanno a cuore gli italiani, si batta per una stampalibera che fa le domande perché è un segno di democrazia vitale. In attesa che lei decida se vuole una stampa stile Minculpop,propongo ai colleghi di silenziare i suoi tweets e disertare le sue conferenze stampa. Sarà difficile che accada,ma sarebbe un bel sussulto di dignità. E a me piace sognare.


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