La nostra democrazia costituzionale attraversa un momento drammatico.
La Lega sembra avere accuratamente programmato la data elettorale. Ha fatto cadere il governo, con un banale pretesto, nel momento in cui il proprio gradimento è massimo, per capitalizzare il consenso cinicamente raccolto negli ultimi mesi.
L’obiettivo è un governo compattamente di destra, che instauri un regime autoritario nel nostro Paese. Gli ultimi mesi ci hanno fatto comprendere molto bene quale sia il progetto. Demolire la resistenza dei corpi intermedi, partendo dalla magistratura. Condurre un’azione decisa sul mondo della scuola, con il pretesto di salvare i ragazzi da insegnanti di sinistra, mettere sotto controllo l’insegnamento stesso. Asservire l’informazione pubblica e privata. Poi toccherà alla Costituzione.
Nel 2022 vi sarà da eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Se la Lega avrà la maggioranza in Parlamento, potrà contare su una sponda decisiva per consolidare il nuovo sistema autoritario.
Occorre allora prendere una posizione chiara, in un momento in cui questo disegno può ancora essere arrestato.
Le forze che non si riconoscono in questo progetto, che hanno ancora a cuore la Repubblica costituzionale, devono dare vita ad un governo politico, democratico, costituzionale e di legislatura. Non un governo di transizione, ma un progetto basato sui valori fondanti della nostra Carta. Un governo che ripristini gli equilibri democratici. Che garantisca e fortifichi l’indipendenza dei poteri e della magistratura. Che rispetti i trattati e gli accordi internazionali e riprenda una dialettica corretta con le istituzioni comunitarie. Che intervenga per risolvere la crisi umanitaria del Mediterraneo. Che rimetta al centro dell’azione di governo il lavoro e la sua tutela.
Ciò che più conta, oggi, è impedire il concretizzarsi del disegno autoritario.
È illusorio pensare che un governo spregiudicatamente repressivo, con cinque anni a disposizione, restituisca facilmente il potere.
Non si deve dimenticare quanto accadde con il fascismo. Partito popolare e socialisti non si accordarono, e pensarono che Mussolini si sarebbe bruciato presto. Non capirono che chi ha le leve del potere le usa prima di tutto per consolidarlo, inventando nemici esterni e interni su cui far ricadere le colpe dei fallimenti.
Di fronte a questi rischi i leader ed i militanti dei partiti democratici debbono mettere da parte gli interessi egoistici. Non ci si brucia governando un Paese in crisi: ci si brucia, e per sempre, lasciandolo governare a una forza eversiva, nell’illusoria speranza di raggranellare qualche seggio in più dopo cinque anni.
È allora il momento di rivolgere un appello chiaro: si anteponga a tutto l’interesse collettivo. Passerà questa ubriacatura securitaria.
Ora si deve impedire il precipitare degli eventi.
Le forze parlamentari come Partito Democratico e Cinque Stelle, con i radicali, i liberali e la Sinistra devono tutte fare un passo di disponibilità a sostenere un governo di programma, la cui guida sia concordata, se possibile, o indicata autorevolmente dal Presidente della Repubblica.
Rivolgiamo un appello anche a tutte le cittadine ed i cittadini e a tutte le forze democratiche per costruire insieme un argine al disegno eversivo della Lega; la società è ricca di forze sane, dimostriamo che esiste un’Italia che resiste e contropropone.
12 agosto 2019
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI
Roberto Lamacchia, Silvia Manderino, Paolo Solimeno, Paola Altrui, Cesare Antetomaso, Monica Bassan, Pietro Adami, Claudia Piccolino, Micòl Savia, Fabio Marcelli, Michela Arricale, Carlo Cappellari, Leonardo Arnau, Domenico Gallo, Anna Falcone, Sergio Parca.