Tra i 136 siti web che verranno oscurati a seguito di una sentenza della terza corte penale di Ankara c’è anche il portale Bianet.org, nostro media partner dei progetti sulla libertà di stampa e di espressione. Online una petizione a favore del portale
Lo scorso 6 agosto la terza corte penale di pace di Ankara ha deciso di oscurare 136 indirizzi web. La sentenza, che sta suscitando un’ondata di critiche, è arrivata a seguito di una denuncia sporta dal Comando generale della gendarmeria e interessa 15 siti di informazione e decine di account social. Alcuni sono già stati bloccati mentre altri potrebbero essere oscurati da un momento all’altro.
Tra i siti colpiti dalla sentenza – non ancora resa pubblica per vie ufficiali – anche il portale di notizie bianet.org – Bağımsız İletişim Ağı (Rete di comunicazione indipendente), una testata trilingue – turco, curdo, inglese – attiva dal 2000 e specializzata in tematiche riguardanti i diritti umani. Il portale è considerato il primo esempio di giornalismo online indipendente in Turchia. Negli anni è stato anche promotore di numerose iniziative mirate sia a formare le nuove leve della stampa che a promuovere il “giornalismo a favore della pace”. Bianet è anche unico nel panorama turco per le iniziative di monitoraggio condotte da anni (sulla violenza sulle donne; sulla libertà di stampa) oltre che per la partecipazione a progetti internazionali sulla proprietà dei media in Turchia ed è stato media partner di OBCT nel progetto ECPMF dedicato alla libertà dei media. In caso di oscuramento, oltre 200mila articoli pubblicati dal portale non sarebbero più accessibili.
La base giuridica della decisione di oscuramento è la legge 5651 approvata nel 2007, che si occupa di “lottare contro i crimini commessi attraverso le pubblicazioni su Internet”. In particolare, i siti web in questione, avrebbero violato “il diritto alla vita”, “la sicurezza nazionale” e “la protezione dell’ordine pubblico”. “In passato ci sono state altre decisioni del tribunale che hanno bloccato l’accesso ad alcuni articoli di bianet”, spiega l’avvocato della testata , Meriç Eyüboğlu. “Questa volta, però, il giudice ha deciso di oscurare non singoli articoli, ma l’intero sito. E, oltretutto, senza sentire l’esigenza di allegare alla sentenza una qualsiasi motivazione”, aggiunge la legale.
Se la decisione dovesse essere applicata, il portale bianet.org verrebbe bloccato in Turchia, proprio come Wikipedia, l’enciclopedia online che le autorità turche hanno oscurato nel 2017 a causa di due suoi articoli. “In quel caso però – spiega lo staff di Bianet a OBC Transeuropa – almeno gli articoli alla base della decisione erano stati resi ufficialmente noti. Nel nostro caso, invece, il portale si trova di fronte alla prospettiva di un’azione censoria totale. Eppure, nel pacchetto di riforme alla giustizia presentato lo scorso 26 giugno al presidente Recep Tayyip Erdoğan, è previsto che le decisioni di oscuramento siano graduali, ossia interessino singoli URL e solo in caso di mancata ottemperanza si dovrebbe andare al blocco del sito per intero”.
La decisione del tribunale è stata immediatamente contestata da organizzazioni per la libertà di espressione sia a livello internazionale che in Turchia. Harlem Désir, rappresentante OSCE per la libertà dei media, commentando la sentenza ha affermato che “Bianet è un media importante, che fornisce informazione su temi di pubblico interesse. La decisione rappresenta una significativa restrizione della libertà di espressione in Turchia e mina gli impegni presi dal Paese sulla libertà dei media”. Désir ha invitato le autorità turche a rivalutare la propria decisione, sottolineando la necessità di riformare l’attuale legge su Internet e le procedure delle Corti penali di pace.
“Se verrà applicata, questa decisione priva di motivazione e base legale, il nostro portale non solo entrerà a far parte dei circa 250mila siti internet bloccati, spostando ancora oltre l’asticella della censura totalizzante sulla libertà di stampa e di espressione, ma andrà inevitabilmente a contribuire alla sensazione generale di perdere un altro ‘baluardo’ dell’informazione indipendente, coraggiosa e focalizzata sui diritti”, ha affermato Evren Gönül, coordinatore di Bianet.
“Riteniamo che questa decisione sia contraria al ‘diritto delle persone di ricevere informazione’, sia dal punto di vista giuridico che professionale ed editoriale. Per questo motivo abbiamo iniziato ad agire in maniera rapida affinché venga ritirata. Con emozione e gioia seguiamo le dichiarazioni di sostegno che riceviamo sia qui in Turchia che a livello internazionale”, chiosa Gönül.
Nel frattempo è stata lanciata anche una petizione online a sostegno del portale.