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Siria, aiuti umanitari ostaggio delle politiche repressive l’allarme di Human Rights Watch

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Il governo siriano dirotta gli aiuti destinati alla ricostruzione del paese per rafforzare le sue politiche repressive e punire i suoi oppositori: è la denuncia contenuta nell’ultimo rapporto diffuso da Human Rights Watch sulla Siria, diffuso il 28 giugno scorso. Il report, di 91 pagine, si basa su 33 interviste redatte tra operatori umanitari, donatori, esperti e beneficiari.

Idlib, Syria, march 2019

“Il governo siriano usa la ricostruzione e gli aiuti umanitari come un’arma contro i siriani che sono disperati per la mancanza di acqua, cibo, abitazioni e di prospettive per ricominciare le proprie vite”, ha dichiarato la ricercatriche di Hrw Sara Kayyali. “Paesi come il Libano, la Cina e l’India hanno espresso la volontà di finanziare progetti per la ricostruzione della Siria, ma invece di incoraggiare questi processi, il governo di Damasco ha rafforzato le sue politiche che puntano a bloccare gli aiuti. Nella Ghouta orientale e a Harasta, secondo le Nazioni Unite, ci sono meno persone bisognose che a Douma, ma questa città riceve maggiori aiuti. Perché? Perché le persone che tornano a Harasta arrivano da zone sotto il controllo del regime e per questo sono compensate, mentre la gente di Douma viveva sotto l’opposizione e per questo viene punita. Il governo richiede anche che le organizzazioni umanitarie lavorino solo con partner del posto, precedentemente approvati, che non vengono scelti per le loro capacità di fornire aiuto. Al contrario, molti di loro sono selezionati in base alla loro lealtà al regime, e alle loro connessioni con persone note per i loro abusi contro i diritti umani. Ad esempio, a un’agenzia delle Nazioni Unite è stato chiesto di cooperare con un’organizzazione che è stata fondata dal National Defence Militia. Questa milizia è conosciuta per aver commesso esecuzioni di massa, documentate da Human Rights Watch nel 2013. Le nuove leggi consentono al regime siriano di confiscare le proprietà dei cittadini senza un’adeguata comunicazione o senza alcun risarcimento. il regime ha usato queste politiche per confiscare e distruggere interi quartieri. Esiste il rischio reale che le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie potrebbero finire per finanziare abusi sui diritti umani. I donatori e le organizzazioni che sono interessate a lavorare in Siria devono assicurarsi che i loro investimenti non vengano usati per gli abusi”.

Lo stesso Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) è costretto a collaborare con il ministero degli Interni di Damasco, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni legate alla documentazione e alle registrazioni necessarie per accedere agli aiuti. Lo stesso ministero (sanzionato dall’Unione Europea) responsabile della repressione ai danni di civili inermi tra il 2011 e il 2012, che ha confiscato documenti ai rifugiati e bloccato i rifugiati interni, impedendo loro il rientro nelle loro case.

An aid convoy drives through the city of Douma, Eastern Ghouta, Syria, in March 2018 when it was still held by anti-government armed groups. © 2018 Samer Bouidani/picture-alliance/dpa/AP Images
“La politica di gestione degli aiuti umanitari del governo siriano viola i diritti umani”, ha dichiarato Lama Fakih, direttore per il Medio Oriente di Human Rights Watch, “e i donatori devono assicurarsi di non diventare complici nelle violazioni dei diritti umani commesse dal regime. Solo con una spinta collettiva per la richiesta di maggiore trasparenza, con adeguate verifiche e accessibilità ai siti, i donatori possono avere maggiore sicurezza del fatto che i loro finanziamenti non vengano usati per opprimere i siriani”.


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