Al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti
Alla Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi
Alla Prefetta di Roma Gerarda Pantalone
Al Questore di Roma Carmine Esposito
Loro Sedi
L’associazione di promozione sociale scrivente intende presentare Loro la propria ferma deplorazione per la fine inopinatamente e coattivamente imposta alla coabitazione di Via Cardinal Capranica, auto organizzata ed autogestita da circa 300 famiglie di diversa nazionalità e cultura, a dimostrazione che davvero la diversità può essere una ricchezza se reciprocamente ci si accoglie in una positiva interazione. In dieci anni, in Via Cardinal Capranica, recuperando alla pubblica utilità un immobile che colpevolmente era stato lasciato inutilizzato da una proprietà (pubblica) assenteista, si era realizzata una importante esperienza di vita comunitaria che avrebbe meritato di essere attentamente studiata dal punto di vista antropologico, sociologico, dei modelli relazionali ed organizzativi, per essere assunta a esempio replicabile per affrontare l’insopportabile contraddizione, ampiamente presente nella città di Roma, di migliaia di immobili, pubblici e privati, vuoti e di migliaia di persone prive di casa, costrette a dormire all’addiaccio o, per sfuggire a questa invivibile condizione, ad occupare stabili abbandonati e venire perciò considerati “abusivi” ed “illegali” dai cosiddetti benpensanti e purtroppo spesso anche dalle Istituzioni.
Questa preziosa esperienza è stata distrutta con un’azione di forza in nome di una malintesa difesa delle legalità. Perché sia ben chiaro nella illegalità non erano gli/le occupanti di Via Cardinal Capranica come non lo sono quelli/e delle altre occupazioni simili, non solo perché avevano agito ed agiscono in stato di necessità, ma anche perché riportano ad utilità immobili che essendo stati abbandonati dai proprietari non assolvevano più alla funzione sociale (art. 42 della Costituzione) che ne legittima la proprietà la quale quindi resta priva della tutela costituzionale.
Nella illegalità sono invece le Istituzioni, in particolare quelle di prossimità quali Regioni e Comuni per non adempiere ai dettati costituzionali (art 3, c.2) di <rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana> tutti i cittadini avendo (art. 3, c.1) <pari dignità sociali e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali>.
Del pari non sono considerabili aderenti alla lettera ed allo spirito della Costituzione Repubblicana le modalità con cui è stato effettuato questo come altri sgomberi, che violano per altro anche la Carta dei Diritti dell’uomo, come attestato dai ripetuti interventi della Corte Europea. L’imposizione dell’abbandono dell’alloggio con atto di imperio, mediante un ingente impiego del personale e dei mezzi della forza pubblica non è da Stato di Diritto, nel cui ambito le forze dell’ordine sono al sevizio del Cittadino, a tutela del libero esercizio dei suoi diritti. Le soluzione abitative alternative dovrebbe essere concordate ed il trasferimento consensuale.
Ne va dello spessore della nostra democrazia.
Il Comitato Direttivo di Cittadinanza e Minoranze
Prof. Marco Brazzoduro, presidente; dra Anna Pizzo, segretaria; dr. Nino Lisi, tesoriere