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“Se vuoi lavorare, mi devi votare”, altro che navigator. L’inchiesta che svela il dramma del Sud

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Se vuoi lavorare devi votare chi dico io”. Decine di contratti, per lo più precari, dell’indotto di Fca Auto del basso Lazio erano frutto di voto di scambio e ricatti riferibili anche al solo rinnovo e venivano vissuti dagli operai come il “favore di benefattori”, come loro stessi hanno ammesso nelle sit rese alla Procura di Cassino nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto ai domiciliari del vicesindaco di Piedimonte San Germano, Leonardo Capuano, e dell’imprenditore Piero Salvatore Varlese, mentre al sindaco Gioacchino Ferdinandi è stato applicato il divieto di dimora in quel Comune. Con questa storia “navigator”, “jobs act”, “welfare” sono definitivamente diventati vocaboli vacui, caduti miseramente quassù al Sud, a Piedimonte San Germano, il Comune che nessuno sa dov’è. Non sta in Calabria ma non è ancora Roma, ospita una delle maggiori fabbriche del Paese, la Fiat (Fca) ma tutti pensano, dicono e scrivono della Fca di Cassino. Quindi questo “quartiere” di 6400 abitanti non esiste eppure da due anni è lo specchio dell’Italia malata, venduta, corrotta, asservita e forse irrecuperabile. L’ordinanza sulle misure cautelari firmata dal gip del Tribunale di Cassino parla, letteralmente, di un “progetto criminale che almeno dal 2015 avrebbe cercato di interferire con i meccanismi elettivi democratici all’interno del Comune, condizionando la libera scelta di un numero indeterminato di elettori con l’offerta di contratti di lavoro a termine presso una delle società di Varlese in cambio del loro impegno e quello dei loro familiari di votare i candidati indicati nel sodalizio, assicurandosi così – nelle avvenute tornate elettorali del 2015 e del 2017 – l’elezione a sindaco e vice di soggetti appartenenti all’organizzazione e, per l’effetto, il controllo politico dell’ente”. In concreto: le ultime due elezioni amministrative di Piedimonte San Germano sono state condizionate dal voto di scambio, diffuso, e legato alle promesse di lavoro di un imprenditore, Piero Varlese, titolare di società che gravitano nell’indotto di Fca ed eseguono forniture di logistica , pulizie, trasporto. A capo del sodalizio, secondo le contestazioni, c’erano Leonardo Capuano, il vicesindaco, e Piero Varlese; l’imprenditore “metteva a disposizione” le sue imprese, che gravitano nell’indotto di Fca, per finalizzare il voto di scambio. Il modus agendi descritto è terribile, indigesto: sia il sindaco finito ai domiciliari che il suo predecessore, Enzo Nocella, in alcuni casi si sarebbero addirittura recati a casa degli elettori per “perfezionare” i singoli accordi. Neppure Cetto Laqualunque era arrivato a tanto. Una frase intercettata dagli investigatori durante la campagna elettorale, a giugno del 2017, racchiude il nocciolo del sistema : ”.. .io ti ho dato lavoro e pertanto devi votare Ferdinandi Gioacchino e Capuano Leonardo, tu ed i tuoi familiari. .. “. Ecco perché il gip Salvatore Scalera scrive che i membri del sodalizio “hanno turbato in via continuativa i meccanismi elettorali democratici all’interno del Comune di Piedimonte San Germano”. E gli altri? Gli operai assunti dalle aziende dell’indotto Fca con piccoli contratti part time, come hanno reagito davanti a questo sopruso? “Con sobrietà” scrive il gip. Con rassegnazione, si potrebbe aggiungere. Erano persone disoccupate, consapevoli del ricatto, eppure hanno accettato, perché non c’era scampo. Così si trovava il lavoro nel Basso Lazio, nell’industria, nel 2017 dei diritti già ampiamente calpestati. Ancora nell’ordinanza del gip si legge: “…la sobrietà dell’esposizione e la presa d’atto delle proprie responsabilità non hanno lasciato spazio ad animosità e risentimento, che, pure, potevano legittimamente insinuarsi nell’animo di chi, trovandosi in gravi difficoltà economiche, si è lasciato ammaliare da promesse di lavoro per poi trovarsi destinatario di informazione di garanzia…”. Era tutto pacifico e accettato, purtroppo. L’imprenditore amico del politico più volte viene sorpreso a ricordare agli operai assunti di “ricambiare il piacere dell’assunzione”. Parole pronunciate nei confronti di un giovane alla presenza di entrambi i genitori, così i voti erano tre. Frasi che cadono in un deserto di diritti, in un clima medioevale e in un’area industriale che ne ha vissute tante di disavventure ma dove, adesso, tutto è oltremodo complicato. A Piedimonte è morta la speranza di un sud che può liberarsi dai ricatti, i navigator sono diventati una beffa ancora prima che entrino in servizio e la disoccupazione è il buco nero dove nessuno vuole guardare veramente. Infine il ruolo di una grande e prestigiosa azienda, la Fca: quanto può fare contro la orribile pratica del voto di scambio che avviene nell’indotto? Probabilmente molto, almeno sul piano dell’immagine. Negli stessi mesi in cui a Piedimonte San Germano si mandava avanti la orribile pratica del voto di scambio per fini politici, il vescovo di Melfi, altra area di insediamento di Fca, denunciava pubblicamente che per alcune assunzioni famiglie del posto avevano pagato tangenti di 5000 euro, sempre per entrare in aziende dell’indotto di Fca e con contratti precari.

(nella foto il Comune di Piedimonte San Germano)


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