Una coltre di mistero, se non di vero e proprio depistaggio, cala sull’assassinio dell’attivista per i diritti della comunità Lgbti, Elena Grigoryeva, trovata senza vita a San Pietroburgo, uccisa con otto coltellate sul viso e alla schiena. Sul collo anche evidenti segni di strangolamento.
Secondo la polizia russa l’aggressore , che ha sottoposto a fermo, era una persona che la Grgoryeva conosceva bene. L’omicidio sarebbe avvenuto in seguito a una lite, ha fatto sapere il Comitato investigativo russo, che non ha fornito il nome del sospetto. L’uomo arrestato, probabilmente ubriaco al momento dell’aggressione, sarebbe un 38enne nato in Kirghizistan.
Secondo gli amici della 41enne attivista gay, la tesi degli inquirenti russi che parlano di delitto di natura privata è inverosimile. La donna aveva ricevuto diverse minacce e intimidazioni in passato.
Come ricorda oggi GayNews, il nome della Grigoryeva era comparso sul sito del gruppo omofobo ‘Pila’che aveva pubblicato tre settimane fa la lista degli attivisti Lgbti russi da uccidere.
La discriminazione e la persecuzione, sostenuta dallo stato, delle persone Lgbti è continuata senza tregua in Russia.
Nell’ultimo rapporto sui diritti umani nel Paese, Amnesty International evidenzia come l’omofobica “legge sulla propaganda omosessuale” sia stata spesso applicata.
Numerose testimonianze raccolte dai ricercatori della ong hanno rilevato un alto numero di persone catturate o uccise da omofobi, in particolare in Cecenia, altre ‘consegnate’ alle loro famiglie perché eseguissero “delitti d’onore”, secondo le “tradizioni” locali.
Le autorità investigative federali, denuncia Amnesty, hanno risposto con lentezza a queste segnalazioni. Spesso la polizia si rifiuta di avviare indagini formali oppure, dopo inchieste preliminari, non ritiene sufficientemente fondate le denunce e le archivia.
Quando si consumano delitti eclatanti, come nel caso della Grigoryeva, se non si può insabbiare si cerca di depistare. Questa volta, però, sia gli amici e colleghi di Yelena, sia istituzioni internazionali, come il Consiglio di Europa che ha chiesto un’indagine completa e trasparente sull’omicidio, non permetteranno di archiviare facilmente l’inchiesta.