La forza della questione dei respingimenti dei naufraghi nel Mediterraneo è tale da oscurare tutto. Eppure si tratta di un’emergenza, certamente, ma dai numeri oggi contenuti e che un continente come l’Europa potrebbe gestire in tutta serenità. Eppure sta accadendo qualcosa di enorme. Questa storia sta cancellando l’importanza di tantissimo altro, a cominciare dall’invasione vera della nostra capitale, ma non da parte dei musulmani, bensì dell’immondizia. I turisti che vengono a Roma ne sono sconvolti, ma a noi non interessa, ci interessa un’altra inesistente invasione, quella islamica. Bisogna assolutamente capire cosa sta succedendo. La questione dei respingimenti sta cambiando la nostra identità culturale.
A mio avviso una narrazione europea, basata sull’odio per l’Islam, ci ha convinto che un nuovo Saladino, un nuovo Sultano, vuole invadere l’Europa con i suoi terroristi, i suoi avamposti della “sottomissione” ad Allah, un Dio cattivo, feroce, nel nome del quale verremo o sgozzati o sottomessi. Questa invasione è fatta da un esercito di straccioni che comunque non possiamo accogliere, perché siamo in crisi economica e non abbiamo né i soldi né il modo di inserire nelle nostre società senza rimanerne schiacciati.
Vista in termini economici la questione sta nei termini opposti. Già Zygmunt Bauman, nel 2012, aveva capito che quegli straccioni vengono a salvarci da un altrimenti inevitabile abbandono del nostro stile e tenore di vita. Senza di loro questa Europa, scriveva Bauman, sarebbe condannata nell’arco di pochi decenni a vedere dimezzata la propria forza lavoro. Ma la forza della paura è enorme, addirittura sottovalutata. Un discorso epocale di paura viene costruito sulla memoria e non comprensione della storia passata e presente e così i nostri parametri culturali vengono capovolti.
A guardar bene ebraismo, cristianesimo e islam sono costruiti sul medesimo paradigma: i tre monoteismi sono i monoteismi dei fuggiaschi: Mosè guidò la fuga dall’Egitto di un popolo perseguitato, Gesù fuggì in Egitto, profugo, per salvarsi dalla persecuzione di Erode. E Ismaele venne scacciato nel deserto dal padre, Abramo, perché figlio della colpa. Timoroso della reazione della sua legittima sposa, allontanò nel deserto tanto il bimbo che sua madre, la sua schiava con la quale l’aveva concepito.
I fuggiaschi che fondano la nostra cultura non sono soltanto loro, loro tre. No. C’è n’è un quarto che non rimanda a Dio, per tutti e tre lo stesso, che gli arabi musulmani e cristiani chiamano Allah, cioè Dio. C’è n’è un quarto di fuggiasco, che non è legato alla fede, in questo senso forse è il fuggiasco che ci unisce tutti, tanto che Dante sceglie il suo narratore come guida per il suo viaggio. E’ Enea, le cui gesta sono narrate da Virgilio. Enea viene considerato il progenitore degli antichi romani, quelli che fecero del Mediterraneo il Mare Nostrum, dando a tutti i popoli del Mediterraneo la cittadinanza romana e assorbendone le divinità nel loro Pantheon. Enea infatti fuggì dalla sua città, Troia, data alle fiamme dagli achei, e giunse profugo, naufrago, sulle coste laziali.
I figli di Mosè, di Ismaele, di Gesù, di Enea, oggi potrebbero riconciliarsi nel nome della loro radice comune con una comune dichiarazione di fratellanza contro i nuovi Faraoni: il siriano Assad, l’egiziano al Sisi, l’eritreo Isaias, i duellanti libici, insieme a tanti altri, sono i Faraoni del Terzo Millennio, gli Erode del Terzo Millennio. E guarda caso sono tutti amici dello zar.
La paura con cui ci stanno tappando gli occhi e le orecchie per non farci vedere e sentire quel che è chiaro a chiunque resista al canto delle nuove sirene vuole invece convincerci che l’invasore sia alle porte… “i turchi sono alla marina”.
Ma basta guardarla questa nuova “invasione” per rendersi conto dell’immenso abbaglio. Quello che è stato il nemico, che voleva invaderci e che invademmo, oggi non arriva con navi da guerra, anzi, viene a chiederci di salvarlo! E’ la ricomposizione delle quattro culture sorelle, quelle di Mosè, Gesù, Ismaele e Enea che ci chiede di tornare insieme e resistere ai nuovi Faraoni. Basterebbe liberarsi dalle nuove sirene della paura.