Pennivendoli all’assalto di Carola, la capitana coraggiosa

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Una domanda a guardia di Finanza e magistrati: si sono accorti delle condizioni inumane cui sono stati costretti i migranti? Se sì lo dicano

Di Alessandro Cardulli

Pennivendoli si trovano ad ogni angolo di strada. Fra costoro che recano disonore ad una professione, quella giornalistica, ci sono anche direttori di testate, carta stampata e televisioni, conduttori di dibattiti televisivi e radiofonici. Tutti uniti nell’assicurare al Salvini ed ai suoi seguaci, ci mettiamo anche il Di Maio e lo stesso Conte, una propaganda vergognosa tesa a far apparire Carola Rackete come una sorta di terrorista, che cerca di speronare addirittura una motovedetta della Guardia di Finanza, una nave da guerra come scrivono i pennivendoli. E alla “nave da guerra”, ci spiace dirlo fanno riferimento anche i magistrati che, di fatto, ancor prima di arrestare, di interrogare Carola, hanno dato modo ai pennivendoli di scatenare una canea contro questa “capitana coraggiosa”, così l’abbiamo definita fin dai primi momenti. Sarebbe interessante conoscere quale opinione si sono fatti il comandante della Guardia di Finanza e poi il magistrato che ha preso nelle mani il “caso” Sea Watch. Si conosce che hanno raccolto documenti. Si  conosce anche che brani dell’interrogatorio di Carola, nella sede della polizia, sono finiti guarda caso, nelle sedi di alcuni giornali. Non si conosce invece se Guardia di finanza e magistrato nelle loro ispezioni si siano accorti delle inumane condizioni di vita di più di quaranta persone, al limite del possibile. Saremmo interessati noi e i cittadini a sapere se è normale vivere, si fa per dire, per 17 giorni in mezzo al mare, ammassati giorno e notte sul “ponte” della nave, con servizi igienici di cui è meglio non parlare. C’è da augurarsi che gli inquirenti, guardia di finanza e magistrati abbiano fatto tesoro, raccogliendo immagini raccapriccianti, di ciò che hanno visto. Qualcosa di inumano. Che Carola ha combattuto finché ha potuto.

Un giornalismo d’accatto che non informa al servizio dei gialloverdi

Sì, lo ribadiamo, a fronte di quei giornalisti d’accatto che l’hanno presentata come la ragazzina di buona famiglia che gioca a fare l’ eroina. “Capitana coraggiosa”, come scrivono di lei anche alcuni quotidiani importanti del nostro Paese, perché  si mostra in ogni suo atto una persona che ama la vita degli altri, la difende, comunque e ovunque, capace di dirigere una operazione come il salvataggio in mare  di migranti stremati fisicamente e moralmente, reduci dai lager libici, da altri campi di concentramento, da torture, guerre, paesi dove i bambini quando nascono sono  destinati a morire. Capace anche di piangere, di dolore e di rabbia, quando le è stato impedito di evitare giorni e giorni di una dolorosa navigazione per più di quaranta migranti, salvati in mare, rispondendo alla prima legge di qualsiasi stato, salvare chi rischia di annegare. Solo uno come il ministro Toninelli poteva dire che si trattava di persone benestanti che avevano pagato tremila euro ai trafficanti. Insomma se l’erano cercata e potevano morire.

Gli inviati, televisioni in particolare, hanno fornito solo notizie poliziesche

Torniamo a pennivendoli e ai media italiani. Prediamo la Rai, altre televisioni, a partire da La7, altre reti berlusconiane, testate on line e su carta stampata. Tutti avevano gli inviati/e, lì sulla banchina a seguire i movimenti della nave. Ma gli inviati che si sono guardati bene dal salire a bordo davano solo notizie di fonte poliziesca, leggi ministero degli Interni, leggi Salvini. Solo qualche giornalista ha raccontato la vita a bordo. O meglio la non vita a bordo.  Niente di eccezionale, chi ha descritto la “giornata”, una delle diciassette, ha fatto il suo dovere, esercitando il diritto ad informare e quello dei cittadini ad essere informati. Pensate un  po’ a  quale livello  di bassezza si è ridotto quel giornalista, se non andiamo errati, direttore di una testata, che ha chiesto le dimissioni forzate per quei parlamentari che sono saliti a bordo ed hanno dato sostegno e conforto a Carola, capitana coraggiosa, ripetiamo, che ha tenuto testa anche a chi ha “perquisito” la nave al suo comando e poi al magistrato che l’ha interrogata, anch’egli dopo ben 17 giorni di navigazione in mare e la richiesta di poter approdare a Lampedusa e sbarcare quaranta persone che ormai non ce la facevano più a resistere con alcuni che minacciavano il suicidio, di procurarsi ferite che avrebbero consentito loro lo sbarco, così come era avvenuto per alcuni migranti. Non solo: siamo certi che Guardia di Finanza e magistrati erano a conoscenza, quando hanno fatto le ispezioni che cinque paesi europei erano disposti ad accogliere i quaranta migranti, otto per ciascun paese. Lo sapeva anche Salvini che la trattativa europea sarebbe andata a buon fine. Allora, perché ha insistito sia con la guardia di finanza, sia con la magistratura, perché venisse impedito lo sbarco, chiedendo l’arresto di Carola? Mentre, guarda caso, sulla banchina del porto di Lampedusa, arrivavano barchini che hanno portato in salvo circa un centinaia di migranti. Forse potrebbe dare una spiegazione proprio il Salvini, il vicepremier che si pavoneggia per aver portato a casa lo scalpo, l’arresto di Carola, appunto. E una risposta dovrebbe arrivare dalla stessa Guardia di Finanza che accompagna in porto i migranti salvati dai barchini. Due pesi e due misure? Con Carola, sempre.

Da jobsnews

 

 


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