E’ Bologna la prima città italiana che darà la cittadinanza onoraria all’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh, condannata a 38 anni di carcere e 148 frustate. Venerdì 12 luglio presso la sala stampa Luca Savonuzzi a Palazzo d’Accursio sarà presentato il Comitato Donne per Nasrin, promosso dalla giurista Antonella Miriello, da Patricia Tough e Claudia Preto di Donne in Nero Bologna, da Roberta Li Calzi, consigliera comunale, e da tantissimi altre donne il cui elenco sarebbe troppo lungo da citare, tutte impegnate nell’attivismo per i diritti umani – tra le quali la sottoscritta.
Donne per Nasrin è un gruppo formato da femministe, politiche, giuriste, avvocate e giornaliste che chiede la libertà di Nasrin Sotoudeh e delle altre avvocate e attiviste oggi detenute in Iran, condannate per aver affermato il necessario riconoscimento dei diritti delle donne. Il caso particolare di Nasrin ha smosso le coscienze del mondo intero tanto che in quasi ogni paese vi sono ogni giorno manifestazioni o iniziative in solidarietà dell’avvocata.
E’ stata arrestata lo scorso luglio proprio per aver difeso le donne che tra dicembre 2017 e gennaio 2018 si erano tolte il velo, chiamate anche “le ragazze di Enghelab Street”. Semplici donne che avevano protestato pacificamente contro la legge della Repubblica Islamica, che obbliga le donne ad indossare il velo (hijab) in pubblico. La sua “punizione” non è solo in termini di reclusione, ma prevede anche delle pene corporali che costituiscono una forma di torturainaccettabile. Fermamente convinte nella autodeterminazione e nella totale libertà delle donne, questo gruppo condanna la violazione dei diritti umani in ogni parte del mondo e si fa portavoce di iniziative volte ad accendere i riflettori anche sugli altri casi.
Il gruppo – che si avvale di giuriste e avvocate la cui professione, proprio per l’indipendenza che la caratterizza, svolge una funzione sociale essenziale all’affermazione dei diritti umani – auspica che l’esercizio del diritto di difesa non debba mai trovare limitazioni di carattere dogmatico o autoritario. Donne per Nasrin vuol essere la voce di quelle donne che non hanno voce: per questo non possiamo dimenticare tutte le altre detenute prigioniere politiche e di coscienza che si trovano oggi nelle carceri iraniane.
Ricordiamo il caso di Nazanin Zaghari Ratcliffe, la anglo-iraniana detenuta nel carcere di Evin in Iran che ha interrotto lo sciopero della fame la scorsa settimana. Accusata di spionaggio e di aver complottato di rovesciare il governo iraniano, condannata a cinque anni di reclusione. Oppure Narges Mohammadi, condannata a sei anni di carcere, poi rilasciata e ricondannata a 16 anni con l’accusa di aver invocato l’abolizione della pena di morte, di aver parlato di diritti umani con rappresentanti di istituzioni internazionali e aver preso parte a manifestazioni pacifiche per i diritti delle donne. O infine Atena Daemi, condannata nel 2015 a 14 anni di reclusione, ridotta a sette anni nel 2016, accusata di “propaganda contro lo stato” e “insulto alla Guida Suprema e alle istituzioni sacre”. L’elenco è lunghissimo e non possiamo citarle tutte, ma è sempre bene ricordare che in questo momento ci sono donne in Iran private della propria libertà solo per aver espresso idee e opinioni contrarie a quelle del regime.
Davanti a tutto ciò non possiamo rimanere inermi. E’ anche per questo che il gruppo Donne per Nasrin ha ricevuto in pochissimo tempo tantissime adesioni. Venerdì 12 verrà presentato il gruppo e sarà anche l’occasione per annunciare la decisione, votata all’unanimità da parte del consiglio comunale di Bologna, di concedere la cittadinanza onoraria a Nasrin Sotoudeh, come da OdG approvato il 18 marzo 2019. Cittadinanza che verrà conferita ufficialmente a settembre.
Reza Khandan, il marito di Nasrin da me contattato, plaude a questa importante iniziativa e si è prestato ad indicare la persona che potrà ritirare tale onorificenza, in quanto gli è vietato lasciare l’Iran. Proprio per smuovere le coscienze, il Comitato Donne per Nasrin invita gli altri Comuni italiani a voler aderire all’iniziativa e unirsi, attraverso simili proposte, alla causa di liberazione della Sotoudeh e di tutte le altre avvocate e attiviste per i diritti umani detenute nelle carceri della Repubblica Islamica dell’Iran.