Il tema sollevato da Macron nell’incontro informale tra ministri europei – sbarco e distribuzione dei migranti – imponeva la presenza di Salvini. Anche perché si iniziano a vedere soluzioni che superano il Trattato di Dublino – riconoscimento e trattenimento dei migranti a carico del primo stato europeo di sbarco – con ipotesi di ripartizioni in percentuali concordate e assegnazioni tempestive. Ma neanche questa novità ha spinto il leader leghista a partecipare (la sua assenza nei consessi europei sull’immigrazione ormai è endemica).
Eppure sul tavolo stavolta c’era – finalmente – attenzione alle richieste dell’Italia (e degli altri stati mediterranei della UE) per attrezzare nei propri porti “hotspot europei”, in linea con il principio più volte evocato dal nostro Paese, che “chi arriva in Sicilia non sbarca in Italia, ma in Europa”. Un cambio di linea atteso, che andrebbe colto con abilità. Ma che forse ha il grave limite – per Salvini – di dissolvere l’effetto “invasione percepita”. Una gallina dai sondaggi d’oro di cui il capo leghista non ha alcuna intenzione di privarsi.