Caro Maestro, hai deciso di andartene d’estate, perché sicuramente un giorno piovoso non sarebbe stato il sipario giusto per la tua esistenza solare. Hai spremuto la vita come il limone sul pesce, perché spesso occorre l’asprezza della fatica per esaltare la polpa delle soddisfazioni.
Caro Maestro, se non t’arrabbi, ti confido un segreto: a me Montalbano non piace. Ma l’ho visto sempre volentieri perché è stato il pretesto per ammirare la tua Sicilia: il mare freddo e trasparente dove lo fai nuotare al mattino prima di mettersi al lavoro, il caffè bevuto in terrazzo di cui si sente il profumo, i borghi dove arriva per scoprire l’assassino pieni di viuzze, panni al sole, persiane perennemente chiuse. I tuoi racconti invece li ho amati molto, anche se all’inizio ho dovuto imparare a non avere “scanto” delle parole in dialetto e a taliare bene i dettagli per capire la storia.
Non ti dico riposa in pace, perché non starai fermo nemmeno là, ma ricordati almeno che in paradiso non si può fumare.
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