All’imputato Vincenzo Scarantino viene contestato il delitto di calunnia continuata e aggravata (artt. 61 n. 2, 81 cpv. e 368, commi 1 e 3 c.p.), consistente nell’avere, nel corso degli interrogatori e degli esami dibattimentali resi nell’ambito dei procedimenti per la strage di via D’Amelio, incolpato falsamente, pur sapendoli innocenti, Profeta Salvatore, Scotto Gaetano, Vernengo Cosimo, Gambino Natale, La Mattina Giuseppe, Murana Gaetano ed Urso Giuseppe di aver partecipato alle fasi esecutive dell’attentato, e, quindi, della commissione del delitto di strage, per il quale i medesimo soggetti furono condannati alla pena dell’ergastolo.
In particolare, le condotte costitutive del delitto di calunnia, attribuito allo Scarantino, si sostanziano nell’avere accusato:
Profeta Salvatore, Vernengo Cosimo, Gambino Natale, La Mattina Giuseppe e Murana Gaetano di essere stati presenti alla riunione organizzativa della strage tenutasi presso la villa di Calascibetta Giuseppe, nel corso della quale i predetti sarebbero erano rimasti fuori dal salone in compagnia del medesimo Scarantino;
Profeta Salvatore, di avere incaricato lo Scarantino, al termine della predetta riunione, di reperire un’autovettura di piccola cilindrata ed una sostanza contenuta in bombole comunemente utilizzata per tagliare i binari dei treni;
Gambino Natale, di avere avvisato lo Scarantino – il venerdì precedente alla strage – di rendersi disponibile per il trasporto della macchina all’officina di Orofino Giuseppe;
Vernengo Cosimo e Murana Gaetano, di aver trasportato, unitamente allo Scarantino, la Fiat 126 nel garage di Orofino Giuseppe il venerdì prima della strage;
Scotto Gaetano, di aver reso possibile, attraverso l’opera del fratello Pietro, l’intercettazione del telefono in uso alla madre del dott. Borsellino al fine di avere contezza degli spostamenti del magistrato alla via Mariano D’Amelio, in particolare riferendo di un incontro avvenuto, il sabato mattina precedente la strage, presso il bar Badalamenti nel quartiere della Guadagna, ove lo Scotto era giunto a bordo di una autovettura guidata dal fratello Pietro (che era rimasto in auto ad attenderlo) e dove aveva avuto un colloquio, alla presenza dello Scarantino, con Gambino Natale e Vernengo Cosimo nel quale aveva esplicitamente fatto riferimento all’avvenuta intercettazione dell’utenza telefonica attestata in via D’Amelio, e specificando altresì di averlo visto – la settimana precedente – a colloquio con le stesse persone e nello stesso bar, ove era giunto pur sempre a bordo di una vettura in compagnia del fratello Pietro;
Gambino Natale di avere avvisato lo Scarantino il pomeriggio del sabato antecedente alla strage di portarsi presso l’officina di Orofino Giuseppe;
Gambino Natale e Murana Gaetano di essere stati impegnati, unitamente allo Scarantino, nell’attività di pattugliamento nei pressi della predetta officina durante il caricamento dell’autobomba;
Profeta Salvatore, Vernengo Cosimo, Urso Giuseppe, nella sua qualità di elettricista, e La Mattina Giuseppe, di essere stati presenti, il pomeriggio del sabato antecedente alla strage, al caricamento dell’autobomba all’interno dell’officina di Orofino Giuseppe, dove il Vernengo, unico tra i presenti, avrebbe fatto ingresso a bordo di un’autovettura Suzuki Vitara di colore bianco;
La Mattina Giuseppe, Murana Gaetano e Gambino Natale di aver infine partecipato, ciascuno a bordo della propria autovettura, la domenica del 19 luglio 1992 al trasferimento dell’autobomba dall’officina di Orofino… Continua su mafie