Attacco del 5Stelle Di Stefano a Salvini: “si sente Maradona, ma è un Higuain fuori forma”. Papa Francesco ricorda la globalizzazione dell’indifferenza
Di Pino Salerno
La polemica sull’attracco nel porto di Lampedusa nella tarda serata di ieri per la nave Alex, che fa capo a Mediterranea Saving Humans, non si è chiusa con lo sbarco di tutti e 41 i naufraghi a bordo. Mediterranea passa al contrattacco e replica a muso duro al vicepremier Matteo Salvini dopo le dure accuse all’indirizzo della ong, che nella notte ha fatto sbarcare gli oltre 40 migranti a bordo del veliero Alex al porto di Lampedusa.
La prima a prendere la parola, in una conferenza improvvisata al molo Favaloro, a pochi passi dalla barca ormeggiata, è la portavoce Alessandra Sciurba. Si presenta, in maglietta celeste con il logo di Mediterranea, accompagnata dal capo missione Erasmo Palazzotto, deputato di Si, e dal capitano Tommaso Stella, oltre al medico di bordo. Sia Stella che Palazzotto sono iscritti nel registro degli indagati per gli stessi reati che vedono indagata la comandante della nave Sea Watch Carola Rackete, cioè favoreggiamento della immigrazione clandestina, disobbedienza di nave da guerra e violenza a nave da guerra. Sciurba attacca a testa bassa il governo e dice: “I trafficanti di esseri umani sono favoriti dalle politiche di questo governo”. Un atto di accusa grave a cui aggiunge: “Perché i trafficanti sono pagati due volte in questo momento in Libia, dal governo italiano che ha finanziato una missione allucinante perché le milizie sono quelle che ogni tanto si travestono da Guardia costiera e poi catturano le persone e le portano nei centri”. Mediterranea non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Sciurba sottolinea che “Essere presente in mare per ora è fondamentale. Nessuno avrebbe mai saputo nulla di queste persone che abbiamo soccorso in mare”. “Abbiamo bisogno di aiuto per ripartire – dice – Ieri sera dopo lo sbarco i migranti ci hanno chiesto: ‘E ora chi salverà i nostri fratelli?’. Noi dobbiamo ritornare in mare immediatamente, siamo convinti che sia indispensabile andare a salvare queste persone”. Ma ribadisce soprattutto: “Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Lo abbiamo detto fin dall’inizio, non è fermando una, due o dieci navi che si può fermare Mediterranea. Soprattutto perché basta uscire in mare un attimo per rendersi conto di quanto siamo indispensabili”. Sciurba spiega poi che “sulla nave Alex sono state raccontate solo menzogne, per fortuna ci sono le mail che abbiamo prodotto nell’esposto. Per fortuna ci sono gli atti che parlano…”. Per Mediterranea “C’è stata una chiara volontà politica di non darci nessun’altra possibilità. Si è voluto costruire il fatto che noi fossimo obbligati a violare l’alt”. È sempre lei a denunciare ancora: “I profughi soccorsi da noi erano numerati come merce, poi dicono che si esagera quando si fanno i paragoni con i campi di concentramento. Un ragazzo ci ha detto che era stato due anni in un campo libico e che il fratello era stato ucciso davanti ai suoi occhi”.
Per il capo missione Erasmo Palazzotto sono “state dette un sacco di cose non vere sulla vicenda di Malta. Abbiamo sempre chiesto un trasbordo esplicitando come per Alex, un’imbarcazione omologata per 18 persone, fosse impossibile pensare di raggiungere in sicurezza Malta navigando almeno ulteriori undici ore, e poi alle condizioni chieste che mettevano in pericolo la navigazione e le vite stesse di chi stava a bordo. In realtà volevano solo lo scalpo per la propaganda”. “Si sapeva fin dal primo momento che era una richiesta impossibile perché era un invito al nostro capitano a mettere in una situazione di grave rischio tutte le persone soccorse e il suo equipaggio”, dice. E ancora: “Non abbiamo rifiutato cibo e acqua dalla Guardia Costiera. Abbiamo preso le prime scorte e abbiamo chiesto di riempire i serbatoi d’acqua ma la Guardia Costiera ci ha mandato altre 200 bottiglie d’acqua che non avrebbero fatto funzionare i servizi igienici che erano solo due per 60 persone. Le bottiglie sarebbero state un ingombro a bordo, la nave era già instabile. Più volte abbiamo chiesto acqua dolce per far funzionare i servizi igienici: ci hanno mandato bottigliette inutili allo scopo e che non sapevamo dove stivare”. Intanto si attende la decisione della Procura di Agrigento sulla convalida del sequestro della barca Alex che si terrà nei prossimi giorni.
Al di là del braccio di ferro tra Viminale e Ong, è a livello politico che si registrano i maggiori strascichi della vicenda Migranti. Le parole pronunciate, sempre nella serata di ieri, dal vicepremier Matteo Salvini che denunciava di “sentirsi politicamente solo”, chiedendo il supporto dei ministri della Difesa e dell’Economia, infatti, hanno innescato le reazioni degli alleati di governo. La voce del Movimento cinque stelle si è levata già in mattinata dal blog delle Stelle con una denuncia netta: “Siamo in un grande Truman Show, dove tutti fanno la parte della comparsa: i buoni o presunti tali, i cattivi o presunti tali. E gli italiani subiscono questa gigantesca presa in giro. Le Ong invece da questo palcoscenico traggono solo profitti e pubblicità”. Una voce che poi si è fatta sentire ancora più forte attraverso le dichiarazioni del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. L’esponente M5s ha vergato parole dure sulla sua pagina Facebook proprio contro il titolare del Viminale: “Nel tentativo di nascondere l’evidenza, ieri qualcuno è arrivato ad attaccare direttamente i propri colleghi di governo inciampando, nuovamente, in una gaffe dietro l’altra. Si è chiesto l’intervento della Marina in acque italiane, ma è la Guardia di finanza a svolgere le funzioni di polizia del mare. Dunque il ministero dell’Economia, non la Difesa. Ci si è lamentati di non aver ricevuto alcun sostegno, ma è stato il Viminale – ha rimarcato ancora Di Stefano – a rifiutare la proposta della Difesa di trasbordare i migranti a Malta e su questo ci aspettiamo delle spiegazioni”. Ma Di Stefano è andato anche oltre: “Vedete, il problema è sempre lo stesso: se vuoi fare tutto da solo e non passi mai la palla, se tieni lo sguardo fisso a terra senza accorgerti mai dei tuoi compagni, in porta non ci arrivi mai. Se ti senti Maradona – è stato l’affondo – e poi giochi come un Higuain fuori forma è un serio problema, perché di mezzo c’è il Paese. Non si può dire – ha attaccato – che è sempre colpa degli altri”.
Intanto, l’altra nave della on Sea Eye, la Alan Kurdi ha fatto rotta verso l’isola di Malta dove il premier Maltese ha concesso lo sbarco. “A seguito di una trattativa con la Ue Malta trasferirà i 65 immigrati salvati a bordo della Alan Kurdi negli altri Paesi Ue. Tutte le persone soccorse a bordo saranno immediatamente ricollocate in altri Stati membri”. Ad annunciarlo è dunque il primo ministro maltese Joseph Muscat su Twitter in relazione alla vicenda della nave Alan Kurdi con a bordo 65 migranti. Tuttavia, mentre scriviamo, la ong tedesca Sea Eye dice di essere ancora in attesa delle disposizioni del governo maltese sulla sorte dei migranti. “A bordo della nave non abbiamo ancora informazioni sul fatto che le 65 persone salvate possano sbarcare a Malta. Prendiamo nota nelle notizie dei media. Siamo ancora in attesa di ulteriori istruzioni”.
Papa Francesco ricorda le vittime dell’attacco al centro di detenzione per migranti a Tajoura, a est di Tripoli, che il 2 luglio ha fatto oltre 50 morti e 130 feriti. “La comunità internazionale non può tollerare fatti così gravi”, intima Bergoglio al termine dell’Angelus della domenica, pregando anche per tutte le vittime delle stragi in Afghanistan, Mali, Burkina Faso e Niger. Poi lancia un ennesimo appello ai leader mondiali: potenziare i corridoi umanitari per portare in salvo in modo sicuro i più bisognosi. Uno strumento che in Italia funziona bene e da anni, grazie alla comunità di Sant’Egidio, alla Cei, alla comunità valdese e in accordo con il Viminale. Ma non basta. I corridoi, chiede, devono essere organizzati “in modo esteso e concertato”. Lunedì 8 luglio, il papa ricorderà il sesto anniversario della sua visita a Lampedusa celebrando una messa dall’altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, con 250 persone tra migranti, rifugiati e operatori. Fu una scelta simbolica e fortissima quella di scegliere la porta d’accesso all’Europa dall’Africa come meta per il suo primo viaggio da papa, a pochi mesi dall’elezione al soglio di Pietro. In quell’occasione squarciò il silenzio su tutte le vite inghiottite dal Mediterraneo nell’indifferenza generale. Puntò il dito contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, che ci rende innominati, responsabili senza nome e senza volto: “Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro”. Alla fine, chiese perdono per chi “si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore”. Ma perdono anche per i responsabili veri: “Coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi”.