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Inpgi, al via il processo di riforma. Macelloni: «Confluire nell’Inps costerebbe allo Stato 600 milioni l’anno»

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Il Cda approva all’unanimità la delibera che traccia il percorso da affrontare per attuare quanto previsto dalla legge di conversione del decreto Crescita. La presidente: «L’allargamento della platea dei contribuenti unica soluzione di lungo periodo». Lorusso: «Chi scopre adesso i conti dell’ente non ne ha mai letto un bilancio».

Il Cda dell’Inpgi ha approvato oggi la delibera che traccia il percorso che l’ente affronterà nei prossimi mesi con l’obiettivo di dare attuazione a quanto previsto dalla legge di conversione del decreto Crescita. «Una decisione presa all’unanimità – ha evidenziato la presidente Marina Macelloni nella conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio – approvando un ordine del giorno che fissa un calendario molto stringente di riunioni operative finalizzate ad analizzare tutte le misure che possano avere effetto sulla stabilità dei conti dell’istituto nel medio e lungo periodo. Non sarà un lavoro facile, ma sarà un lavoro serio, tecnico. Abbiamo 12 mesi per individuare misure che siano efficaci e non punitive, che dovranno garantire i diritti degli iscritti e il futuro della Cassa».

Anche se, ha specificato la presidente, «l’unica strada davvero utile a garantire la tenuta dei conti è l’allargamento della base contributiva». Anche il legislatore, varando la norma che fissa il 31 ottobre come data entro la quale il commissariamento dell’Inpgi resterà ‘congelato’, «mette nero su bianco l’ipotesi dell’allargamento, riconoscendo che non c’è un problema di cattiva amministrazione dell’istituto, ma di platea», ha ribadito Macelloni.

«Il modello professionale e il mercato del lavoro sono cambiati e l’istituto deve adattarsi al cambiamento. L’ampliamento della platea dei contribuenti è l’unico modo per garantire l’autonomia dell’ente e al contempo tutele e diritti agli iscritti. Del resto, prevedendo una dotazione finanziaria in tal senso, il governo ha confermato la volontà di non commissariare l’Inpgi, né di farlo confluire nell’Inps. Anche perché l’eventuale passaggio comporterebbe un aggravio per la finanza pubblica di circa 600 milioni l’anno, l’equivalente della spesa in prestazioni affrontata dall’istituto. Siamo l’unico soggetto che in questi anni di crisi ha investito denari propri sull’editoria», ha spiegato la presidente.

Macelloni ha poi ringraziato gli interlocutori istituzionali e il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, per «la sensibilità e l’attenzione dimostrate» e anticipato che «il lavoro sarà stringente e urgente, ma condiviso, oltre che con i ministeri vigilanti, con tutti gli organismi istituzionali dell’ente che saranno man mano aggiornati». La prossima riunione del Cda è fissata il 31 luglio.

Anche il segretario generale della Fnsi, Raffaelo Lorusso, ha dato atto al governo «di aver portato a casa una norma di buon senso, nonostante ci fosse chi, anche all’interno della categoria, continuava a chiedere il commissariamento dell’Inpgi e l’azzeramento dei suoi vertici» e puntato poi il dito contro «campagne di disinformazione sui social, il cui unico risultato è stato creare allarmismo nei colleghi. Esternazioni fatte in malafede. È lo stesso film di alcuni anni fa, quando l’allora presidente Andrea Camporese e vertici dell’istituto furono oggetto di una campagna mediatica vergognosa. Furono emesse sentenze di condanna prima del pronunciamento del tribunale, poi abbiamo visto com’è finita. Ora come allora il fine è lo stesso: togliere di mezzo gli organismi dirigenti democraticamente eletti. Adesso servono serietà e responsabilità, serve rassicurare gli iscritti», ha osservato.

Anche per questo, ha proseguito Lorusso, «la Fnsi ha chiesto al sottosegretario Durigon l’avvio di un confronto serio e concreto sui temi del lavoro e della previdenza, confronto che si aprirà nei prossimi giorni. Perché l’allargamento della base contributiva è una operazione necessaria, ma sarà una operazione con effetto limitato nel tempo se non si affronta il tema del lavoro. Riteniamo – ha detto – che il lavoro debba tornare al cento dell’agenda politica, in quanto principale fattore di coesione sociale. Occorre ripartire dal lavoro, mentre al contrario tutti gli interventi degli ultimi anni nel settore dell’editoria sono andati a cancellare posti di lavoro, con denaro pubblico elargito per pensionamenti anticipati senza che a questo esborso si accompagnassero politiche di contrasto al precariato e al lavoro irregolare».

Lorusso ha quindi ricordato l’iniziativa organizzata per il prossimo 12 settembre nella sede della Fnsi per discutere di lavoro e previdenza nel settore dell’informazione, alla quale parteciperanno anche il sottosegretario Durigon e la presidente Macelloni, e ha concluso: «Sulla pelle dell’Inpgi si sta giocando anche una più ampia partita che riguarda tutta la categoria. Dal governo arrivano attacchi alla categoria e all’informazione professionale: si vogliono colpire gli istituti della categoria per colpire l’informazione perché questa consente ai cittadini di sviluppare un pensiero critico».

Alla conferenza stampa erano presenti i consiglieri di amministrazione giornalisti, Maria Pia Farinella, Carlo Chianura, Ezio Ercole, Giuseppe Gulletta, Edmondo Rho e Massimo Zennaro, e il direttore generale dell’Inpgi, Mimma Iorio.

Da fnsi


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