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Il marinaio e il sacrificio d’amore. ‘Enoch Arden’ di Tennyson/Strauss

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CATANIA – Ennesima perla all’interno della rassegna “Il Bellini nel Barocco – Poesia in Musica”, che nasce dalla collaborazione e dal legame, quasi naturale, fra le tre istituzioni culturali di maggior prestigio della nostra città: il Teatro Massimo Bellini di Catania e il Teatro Stabile di Catania in collaborazione con la Scuola Superiore di Catania e l’Università. Nelle sedi storiche e meravigliose dei Palazzi catanesi – il Monastero dei Benedettini, il Cortile del Rettorato, Villa San Saverio – i migliori musicisti e coristi del Teatro Massimo e le migliori Voci del Teatro Stabile stanno infatti regalando al pubblico momenti altissimi di spettacolo.

In una torrida serata dei giorni scorsi, nel cortile di Villa San Saverio, è stato realizzato uno spettacolo raro e prezioso: “Enoch Arden”, melologo per voce recitante e pianoforte, su testo di Alfred Tennyson e musiche di Richard Strauss, protagonisti gli attori Lucia Cammalleri e Silvio Laviano del Teatro Stabile accompagnati al piano da Francesco Nicolosi, direttore artistico dell’ente lirico etneo dal gennaio del 2015, allievo della prestigiosa scuola pianistica napoletana di Vincenzo Vitale, presidente del Centro Studi Internazionale dedicato a Sigismund Thalberg e direttore artistico, tra gli altri, del Festival “Jeux d’art a Villa d’Este” di Tivoli.

Originale e rara, si diceva, la scelta del testo che è stato definito un melologo: un lungo racconto che alterna parti recitate a interventi musicali. Alfred Tennyson, poeta tardo romantico inglese, lo scrisse nel 1865; alla prima pubblicazione ebbe un successo tale (ne furono vendute 17.000 copie) che Richard Strauss lo scelse per crearne un racconto in musica.

Il racconto appartiene alla lunga rassegna degli amori infelici della letteratura romantica: la triste storia di Enoch Arden, il marinaio innamorato della moglie e della famiglia, che si imbarca per un’impresa che lo avrebbe reso ricco per garantire a se stesso e ai suoi affetti una vita più agiata. Ma “la volubile fortuna si insinua negli eventi umani fino a mutarne il corso”: Enoch fa naufragio con la nave che beffardamente Tennyson chiama “Buona fortuna”, e non torna a casa. Annie, la moglie affezionata e fedele lo attende a lungo, allontanando da sé l’antico amico Philip che la vuole sposare. L’attesa è lunga, la speranza si affievolisce e alla fine Annie decide, per il bene dei suoi figli e suo, di cedere e sposare Philip. Il marinaio naufrago su un’isola lontana e deserta (tema esotico tanto caro al Romanticismo), intanto, nella sua immensa solitudine, attende una nave che lo porti in salvo. La nave arriverà e Enoch tornerà a casa, in Inghilterra dove lo attende la delusione atroce, la solitudine più dura, la scelta dolorosa e necessaria del sacrificio: sì, perché Enoch non si palesa alla moglie, guarda da lontano l’idillio della sua famiglia felice e decide: “che non sappiano nulla mai!”

Strauss introdusse, con grande perizia teatrale, una scansione narrativa non presente nel poema originale, dividendolo in due parti, e creando nella composizione musicale, quattro temi ricorrenti, quattro leit-motive: il tema dell’amore, che si distende giulivo e radioso, il tema della natura, ampio e luminoso, evocativo dei luoghi di mare e del clima uggioso della costa inglese, il tema dei personaggi (uno diverso per ognuno) e, infine, il tema della rassegnazione, tormentato e malinconico e sia la Cammalleri che Laviano – la voce di questi decisa e tenera; affabile ma risoluta quella seducente dell’altra – sono stati pienamente all’altezza di questo testo e di una narrazione musicale tanto potente. La commozione e il pathos del piano di Nicolosi passavano sulla tastiera attraverso un tocco e una perizia che si facevano melodia e tormento.


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