C’è una foto che tocca il cuore: Héctor German è ritratto in compagnia della moglie Elsa e delle sue bambine. Diversi anni dopo quello scatto Oesterheld subìva la stessa sorte che era toccata mesi prima alle figlie Beatriz e Diana e che dopo di lui sarebbe capitata anche alle altre due, Marina e Estela. Fu fatto “sparire” da una squadra di militari il 21 aprile del 1977. Esattamente cento anni fa, il 23 luglio 1919, nasceva a Buenos Aires da una famiglia di origini tedesche e spagnole Hector German Oesterheld, destinato a diventare uno dei più grandi autori di fumetti al mondo. Scrittore prolifico, creatore fra l’altro di personaggi celebri – dal Sergente Kirk a Ernie Pike disegnato da Hugo Pratt, da Sherlock Time a Mort Cinder con Alberto Breccia alle matite – egli divenne famoso per L’Eternauta (1957), un capolavoro della letteratura disegnata, che, purtroppo, lo avrebbe portato alla morte.
Ripercorrere la storia dell’Eternauta significa seguire la tragica vita di Oesterheld. “Faceva freddo, ma a volte mi piace lavorare con la finestra aperta: guardare le stelle rilassa…” German è al suo tavolo di lavoro in una fredda notte australe, quando si materializza davanti a lui il dolente Juan Salvo, “l’uomo dai cento nomi”, che racconta allo stupefatto sceneggiatore di fumetti una storia incredibile. Una sera, nel chiuso della sua casa che divideva con le amate moglie e figlia, mentre è intento a giocare a carte con gli amici, egli assiste alla prima manifestazione di una invasione aliena: una neve fosforescente, che in poco tempo uccide quasi tutti gli abitanti di Buenos Aires. É l’indimenticabile inizio di un’opera divenuta negli anni un vero long-seller mondiale, più volte ristampato anche in Italia, in volumi sempre più raffinati e di forte impatto visivo (cfr. in ultimo 001 Edizioni, 2011 e ss., cartonato di grande formato in bianco e nero con prefazione di Goffredo Fofi e traduzione di Giliola Viglietti), merito dei disegni di Francisco Solano Lopez, che esaltano al massimo la terribile e straordinaria storia scritta da Oesterheld. Nella metafora di un’occupazione da altri mondi lo scrittore argentino mostrava l’orrore verso ogni potere repressivo, dietro cui non era difficile vedere – anche per il pubblico più ingenuo – la situazione argentina dopo il colpo di stato del 1976.
Nell’infuocato clima politico dei Settanta egli non solo aveva voluto ripubblicare il primo Eternauta, ma scrivere anche una seconda parte nettamente più impegnata contro la dittatura dei generali. Egli credeva fermamente che le historietas potessero coniugare divertimento e riflessione, avvicinando a temi complessi la parte più popolare del pubblico. Era il suo modo di fare resistenza. Oesterheld non era uno scrittore disarmato, anzi – come Fofi ci ricorda – egli era debitore verso le opere della migliore narrativa argentina (Borges e Cortazar, ma anche Guiraldes, Lynch, Arlt, Bioy Casares, Ocampo, Denevi, Puig, Giardinelli…). E non solo. Per l’aspetto avventuroso e anti-tirannico sicuramente lo avevano influenzato anche i romanzi popolari di Verne e di Salgari, innervati con abilità sugli stereotipi fantastici di tanta letteratura e cinema mondiali (l’invasione aliena, i mostri, la macchina del tempo, le dimensioni spazio-temporali, il futuro post-atomico, le mutazioni genetiche). Ah, ecco allora la fantascienza di H.G.Wells. Ma se da quest’ultimo in poi, generalmente, l’alieno aveva rappresentato la paura inconscia dell’uomo per il diverso, per Oesterheld incarnava invece la paura tangibile per il vicino di casa, il ligio funzionario dello Stato, cioè per colui che vuole “riportare” l’ordine con la violenza. Il terribile futuro, però, non era in lui del tutto chiuso alla speranza come invece quello descritto da un certo filone fantascientifico che nella condizione dell’uomo moderno vedeva lo sgomento di una società inafferrabile. Troppo diverse erano in quegli anni le condizioni politiche e sociali della sua Argentina rispetto agli altri paesi del ricco Occidente per non marcare una differenza.
Per Oesterheld la minaccia all’umanità non era un’ipotesi del domani, ma una realtà tangibile. Lui viveva immerso nell’orrore quotidiano, noi lo potevamo solo intuire. Per questo egli riscriveva il futuro in modo più consapevolmente militante. Che fosse necessario battersi contro gli invasori era dimostrato senza ombra di dubbio dalla presenza nella storia dello stesso autore. Il suo “doppio”, German, non solo è testimone del racconto dell’eternauta, ma diviene un protagonista diretto della vicenda. Cosa fare allora quando “Loro” arriveranno, togliendoci la libertà, depredando e uccidendo i nostri cari? Juan è venuto ad avvisarci che i “mostri” possono giungere in qualsiasi momento. É venuto per darci la possibilità di sfuggire ad un destino che può presentarsi sempre dietro l’angolo di ogni democrazia. Siano monito per noi le “profetiche” prime parole che Juan Salvo rivolge a German: “Mi trovo sulla Terra, suppongo.”