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Fnsi e cronisti minacciati in audizione in Commissione Antimafia

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Le storie dei giornalisti minacciati in Commissione parlamentare Antimafia. A raccontarle al Comitato intimidazioni e condizionamenti mafiosi nel mondo del giornalismo e dell’informazione, presieduto da Walter Verini, alcuni dei cronisti costretti a vivere sotto scorta per via delle loro inchieste su criminalità, malaffare e gruppi neofascisti e neonazisti. Michele Albanese, Federica Angeli, Paolo Berizzi, Paolo Borrometi, Sandro Ruotolo, insieme con Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, e con Lorenzo Frigerio, della Fondazione Libera Informazione, hanno inaugurato oggi un ciclo di audizioni finalizzato ad acquisire elementi e suggerimenti sul problema delle minacce ai cronisti e, più in generale, sul tema della difesa della libertà di informazione e della tutela dei giornalisti.

Al centro del confronto questioni quali le scorte ai cronisti minacciati; le querele-bavaglio; la precarietà che spesso caratterizza le condizioni di lavoro dei giornalisti che indagano sulla mafia; ma anche il taglio ai fondi per l’editoria; gli attacchi e i tentativi di esponenti politici di delegittimare il lavoro dei giornalisti; i discorsi d’odio e le fake news, che generano un clima poco favorevole alla libertà di informazione e alla stessa democrazia; la tutela delle fonti e del segreto professionale e, infine, l’appello a tenere accesi i riflettori su vicende come quelle di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak, uccisi per via del loro lavoro. A margine dell’audizione, la delegazione è stata ricevuta dal presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, con il quale si è discusso delle prossime iniziative da organizzare per sensibilizzare cittadini e istituzioni sul tema delle minacce agli operatori dell’informazione. «La decisione di essere presente all’audizione nel comitato preposto è stata una scelta per dare un segnale forte, deciso. I giornalisti che si occupano di mafie, ma non solo, e che per questo corrono rischi perché realizzano inchieste, vanno protetti ed ascoltati. Inoltre mi auguro che la prima di queste manifestazioni di sensibilizzazione si tenga in Calabria», ha osservato Morra.


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