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Di Maio torna anti-sistema

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Riappare Di Maio anti-sistema. «Una linea troppo moderata» ha causato la sconfitta dei grillini. L’accusa lanciata da Di Battista al collega Di Maio pesa. Il capo politico cinquestelle non ci ha pensato troppo su. Per riassorbire il forte dissenso interno ha riportato il M5S su una posizione più movimentista, più ambientalista e meno governativa. Mentre si definiva «una persona moderata» appena prima delle elezioni europee del 26 maggio, dopo ha ripreso a cavalcare la linea populista e anti-sistema delle origini.

Alitalia, autostrade, Tav, acciaieria ex Ilva di Taranto sono le tappe del ripensamento realizzato da Di Maio anti-sistema. Il vice presidente del Consiglio cinquestelle ha confermato l’intenzione di revocare le concessioni autostradali alla società della famiglia Benetton e ha bocciato l’ipotesi di spalancargli la porta per salvare l’Alitalia perché «Atlantia è decotta». Ha ribadito il no alla Tav (la linea dell’alta velocità ferroviaria Torino-Lione) e alle Olimpiadi, progetti voluti dal «partito del cemento».

Ha inserito nel decreto legge crescita una norma che cancella l’immunità penale riconosciuta a ArcelorMittal che acquisisce l’ex Ilva e alla minaccia della multinazionale di chiudere l’impianto di Taranto ha replicato: «Se ne uscirà con il buon senso perché non accetto ricatti».

Sembra una nuova campagna elettorale anche se non ci sono più in vista appuntamenti con le urne. Il problema non sono le elezioni ma quello di ricompattare il Movimento e di sbarrare la strada ai successi di Salvini, alla sua crescente egemonia  sul “governo del cambiamento”. Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno detta con durezza la linea dell’esecutivo sui migranti, sulla flat tax, sulle opere pubbliche, sulla difesa delle fabbriche e dei posti di lavoro.

Di fatto è una linea di scontro con i grillini. Vuole costruire la Tav: «A me piacciono i treni che corrono». Sollecita Di Maio a non dare «giudizi sommari» su Atlantia. Invita alla cautela su Taranto, la più grande acciaieria d’Europa: «La tutela dell’ambiente è fondamentale» ma «non si scherzi con 15 mila posti di lavoro». Poi, però, cerca di non rompere con il ministro grillino del Lavoro e dello Sviluppo economico: «Non voglio interferire con altri ministri».

Salvini è un rullo compressore. Vuole essere il difensore degli italiani da tutte le loro paure: dagli sbarchi degli immigrati all’affondamento del sistema produttivo, dalle imposizioni dell’Unione europea alle troppe tasse. Ribadisce, assieme a Di Maio, di volere lavorare al governo per altri quattro anni, ma ha pronto anche un piano di riserva: le elezioni politiche anticipate. A Bruxelles, che esamina una possibile procedura d’infrazione a carico dell’Italia per debito pubblico eccessivo, ha mandato un preciso messaggio:  «Ci permettessero di tagliare le tasse agli italiani, cosa che farò qualunque cosa accada».

Molti leghisti spingono per andare alle elezioni politiche anticipate, in modo da approfittare del tracollo del M5S e della perdurante inconsistenza del Pd di Zingaretti. Tuttavia gli umori degli elettori cambiano in fretta. Gli ultimi sondaggi elettorali confermano lo stato comatoso dei cinquestelle e del centro-sinistra ma segnalano anche un leggero calo di consensi per Salvini e la Lega.


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