In Parlamento è stato compiuto un importante atto di trasparenza: il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie, Nicola Morra, ha ufficializzato la desecretazione di tutti gli atti raccolti fino al 2001 anche dalle commissioni delle precedenti legislature. Oltre 1600 documenti, parte dei quali già pubblici ma mai resi consultabili sul web e oggi consultabili digitalmente. C’è anche una parte consistente di documenti finora classificati e in questa enorme massa di materiali sono stati resi disponibili alcuni passaggi delle diverse audizioni di Paolo Borsellino, più volte convocato tra il 1984 e il 1991, da cui emerge lo stato di estrema difficoltà in cui doveva lavorare il pool antimafia di Palermo, ma anche informazioni tuttora di rilevanza storica sulla consistenza del potere e del contesto economico-finanziario di cui godeva Cosa nostra.
Un’operazione trasparenza appunto, che il presidente Morra ha correttamente riconosciuto già in via di attuazione dalla precedente Commissione Bindi, e ora completata.
Il portale dedicato sarà operante dal prossimo 19 luglio, nel l’anniversario della Strage di via d’Amelio. Sarà a disposizione di tutti, ma sarà necessaria una storia quarantennale di attività giornalistica dedicata a quegli anni e a quei fatti, non solo siciliani, e un forte spessore storiografico, per quanti vorranno contribuire a esaminare e rendere davvero pubblico questo patrimonio di conoscenza.
Tuttavia, è una grande conquista democratica la possibilità che ora tutti noi, giornalisti, studiosi, cittadini, curiosi abbiamo di scavare per seguire le tracce di eventi che hanno stravolto la storia della Repubblica. Da Portella della ginestra alla stagione delle stragi: non a caso il periodo declassificato arriva a cavallo di quella stagione, pur continuando a coprire (proteggere vorrei dire) quella documentazione che tratta vicende ancora in fasi investigative e processuali.
Morra, che ha dedicato questo passo ai familiari delle vittime che non hanno trovato verità e giustizia, ha voluto spiegare che l’obiettivo della Commissione è stato di far recuperare fiducia nei confronti dell’operatore di questo stato troppe volte claudicante, ambiguo, incerto. E ha aggiunto: “Potremo poco alla volta ottenere delle prospettive diverse che potrebbero far capire tanto ad alcuni e vergognate altri”.
Voglio ricordare che un passo simile, con conseguenze paragonabili, era già avvenuto, sotto la presidenza di Laura Boldrini a Montecitorio, e che ha portato alla luce gli archivi anche sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Un’operazione trasparenza che a suo tempo ha risvegliato l’interesse dell’informazione e degli organi inquirenti.
Potrebbe avvenire lo stesso ora sui grandi delitti di mafia e non solo. E forse questa mole di fatti ricostruiti e di testimonianze messe a confronto potrebbe offrirci uno strumento di comprensione anche su come siamo arrivati all’oggi, con tutte le deviazioni antidemocratiche a cui stiamo assistendo.