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Trame, Lamezia, noi e i nostri ragazzi

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di Armando Caputo

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Armando Caputo – Presidente Fondazione Trame e Presidente Associazione Antiracket Lamezia Onlus

Finalmente arriva “Trame”. Non è la classica battuta pubblicitaria: l’attesa cresce e comincia a sentirsi tra la gente di Lamezia Terme, che aspetta il suo festival, a poche settimane dall’inizio. Trame, festival dei libri sulle mafie.
Il tema scelto dal direttore artistico, quest’anno, è la sicurezza; “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case” scrive Primo Levi nei terribili anni del fascismo, e Savatteri ne ha fatto il punto di partenza di questi cinque giorni, dal 19 al 23 giugno, della nona edizione del festival. Una bella sfida parlare di sicurezza di questi tempi; a Lamezia poi, in cui il comune è stato sciolto per mafia per la terza volta in 25 anni, sembra quasi uno “sfottò”.
Ma noi, uomini e donne dell’Ala, l’associazione antiracket Lamezia, le stesse persone che hanno voluto costituire la Fondazione Trame, ricordiamo bene cos’era Lamezia e di quale sicurezza si poteva parlare nel 2005.
Non è per nulla semplice raccontare quanto di bello, di importante, di costruttivo e di determinante è stato fatto per la nostra città in questi anni. Perché tutto poi si riduce al presente, ad oggi, e quindi allo scioglimento, ai commissari e ad una crisi economica senza precedenti. Ad una ‘ndrangheta che controlla settori determinanti della nostra economia, ai troppi tiepidi cittadini chiusi nelle loro case, con le tapparelle abbassate, perché “siamo abbandonati dal Governo”, ai tanti giovani costretti a partire cercando fortuna altrove, perché la propria terra non è stata in grado di fornire, appunto, sicurezza e certezze dalle quali costruire un futuro.
È angosciante vivere in una terra ricca di bellezza, sole, paesaggi meravigliosi e una storia che risale alla grandezza della Magna Grecia e sentirsi poveri. Essere coscienti di essere in qualche modo colpevoli di questo disastro. Non basta solo ricordare che “lo Stato siamo noi”.
Bisogna ricordare quante scelte disastrose, platealmente sbagliate, abbiamo accettato accontentandoci di qualche pugno di danaro. Di una finta stabilità, di passeggere e inutili vittorie, che hanno finito soltanto per lasciarci l’amaro in bocca.
Queste sono colpe di ciascuno di noi: prima fra tutte, il silenzio. Allo scempio, dando il colpo di grazia, hanno pensato poi le persone “perbene”: i tanti professionisti, imprenditori, politici e chi, in generale, ha tenuto rapporti, interessi, collaborazioni e comparaggi con le ‘ndrine del paese.
In questo terribile contesto viviamo ormai da molti anni, alcuni ci hanno addirittura fatto l’abitudine, convivendoci, altri non ci riusciranno mai: ed è per questo che noi, nonostante tutto, il bicchiere lo vediamo pieno più della metà. Perché è doveroso fare una scelta e non cullarsi nella lamentela fine a se stessa, nell’insoddisfazione che non si trasforma in reazione, in un’ignavia collettiva che ci renderebbe tutti responsabili. La nostra associazione antiracket offre “sicurezza” a chiunque avesse bisogno del nostro sostegno; è una realtà, una certezza, una dimostrazione di serietà e affidabilità che in questi anni difficili ha dato i suoi frutti. Magistrati e investigatori hanno colpito duramente le cosche lametine. Certamente bisogna rafforzare le strutture di contrasto alla ‘ndrangheta ma serve, in primis, uscire “dalle tiepide case” e mettersi in discussione.
Intanto, il bicchiere pieno più della metà lo riempiono i ragazzi, la nostra linfa vitale e il nostro presente ancor prima del nostro futuro. Li incontriamo nelle scuole e al Civico Trame, un immobile di proprietà comunale mai usato, nato per essere un centro per anziani, poi vandalizzato. Ora è diventato un centro di integrazione, organizzato per poter offrire tante opportunità di crescita, cultura e aggregazione a chi lo frequenta.
Poi, naturalmente, i ragazzi sono con noi nei giorni del Festival, mischiati ai tanti che arrivano da varie città italiane e ai tanti stranieri, in fuga dai lori paesi e ospiti nella nostra città, che condividono con gioia ed entusiasmo questa bellissima esperienza.
Ci capita sempre più spesso di incontrare i genitori dei ragazzi che partecipano alle nostre iniziative, e sentirli rivolgersi a noi con parole di sincera gratitudine. È motivo d’orgoglio e riconoscenza, così grande la soddisfazione da cancellare le amarezze e le infamie, comunque poche ma dolorose, che siamo stati costretti a subire in questi anni.
Più di mille ragazzi volontari nelle prime otto edizioni del festival, centinaia di studenti lametini ogni anno attenti osservatori delle nostre iniziative nelle scuole. Questa è la sicurezza che stiamo cercando di costruire per la nostra città. E per questo dobbiamo ringraziare Gaetano Savatteri, da sette anni affettuoso e appassionato direttore del festival, i tanti amici che con generosità e simpatia sono saliti sui palchi di Trame, i professori e i dirigenti scolastici che ci hanno dato la possibilità di rivolgerci ai loro studenti. E poi la grande squadra di professionisti lametini che negli anni si sono uniti a noi, dandoci la possibilità di crescere e migliorare.
Restano, alla fine di questa bella storia di riscatto, due certezze e una speranza: l’edizione del festival in arrivo sarà scoppiettante e il prossimo, Trame 10, sarà ancor più sorprendente. La speranza è un messaggio per i cittadini di Lamezia Terme: risollevarci dipende solo da noi. Il tempo di piangersi addosso è finito, pensiamo ai nostri ragazzi e prendiamo esempio da loro. Smettiamola di considerarli solo come il nostro futuro, addossandogli le colpe dei nostri fallimenti, e costruiamo insieme un presente di bellezza e partecipazione.

 

Da mafie


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