Riceviamo e pubblichiamo la richiesta di replica da parte di Fulvio Scaglione autore del libro “Siria – I cristiani nella guerra – da Assad al futuro” all’articolo pubblicato da Riccardo Cristiano sul nostro sito
Caro Direttore, un grande grazie per avermi dato la possibilità di rispondere all’attacco che Riccardo Cristiano ha rivolto a me e al mio ultimo libro (“Siria – I cristiani nella guerra – da Assad al futuro”, Edizioni Paoline) su Articolo 21 il 4 giugno scorso. Andrò per punti nel tentativo di essere breve.
- E’ vero, come scrive Cristiano, che ho raccontato nel dettaglio le torture subite dai ragazzini di Dar’a per mano della polizia di Assad. Non è vero però, che da lì giungo improvvisamente a chiedermi, per dirla volgarmente, chi li avesse imbeccati. In mezzo c’è un lavoro di ricostruzione dei fatti e delle circostanze, comprensivo delle testimonianze di alcuni di quegli stessi ragazzi, che Cristiano evita di citare ma che porta, tra le altre cose, anche a porsi quella domanda. Cristiano sostiene che la protesta del 2011 sarebbe partita per “empatia” con ciò che succedeva al Cairo, a Tunisi, nello Yemen. Sette anni di guerra, trame di servizi segreti, repressioni, finanziamenti occulti, decine di Paesi a metter mano nella crisi siriana per acuirla e voltarla a proprio vantaggio (c’è un capitolo su questo) e tutto sarebbe nato dall’empatia di un gruppo di quindicenni. Sono benevolo, non mi metto a ridere e la chiudo qui.
- Cristiano sottolinea che, quando fu rapito, padre Dall’Oglio si trovava sì a Raqqa ma che Raqqa non era allora la capitale del Califfato. Ha ragione. Nel libro si legge: “… rapito il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, capitale dell’autoproclamato Califfato…”. Colpa mia. Il testo originale era “… poi capitale dell’autoproclamato Califfato”, il “poi” è saltato e io ho riletto male le bozze. Anche Cristiano lo riconosce come uno sgradevole ma semplice errore. Prima di arrivarci, però, assai scorrettamente appiccica a me una serie di ipotesi maligne sui rapporti tra padre Dall’Oglio e l’Isis che non ho mai fatto, né nel libro né in anni di articoli sulla Siria. Non bello.
- Nel libro, a pagina 9, critico chi ha cercato di attribuire alle Chiese cristiane di Siria e ai loro vescovi una qualche responsabilità nel rapimento di padre Dall’Oglio. Incredibilmente, Cristiano rovescia la frittata e attribuisce a me tale sospetto. Non capisce o, come sopra, finge di non capire? In ogni caso il libro è lì, chiunque può controllare.
- Cristiano scrive che sarebbe un “parto di fantasia” l’episodio della Giornalista e della Suora che apre il mio libro. Tutto vero, invece, e Cristiano lo sa benissimo. Le identità della Suora e della Giornalista gli sono ben note e circolano abbondantemente sulla Rete e fuori. Curioso che faccia finta di non sapere. Ancor più curioso che si metta a contestare la versione di fatti che non riguardano lui ma altri. Sa qualcosa che non vuol dire? Non dovrebbero essere la Suora o la Giornalista a protestare? Da loro nessuna contestazione, finora. Io ho le mie fonti, son qui e non scappo. Vedremo.
- Cristiano produce un gran minestrone sui visti, le ambasciate chiuse, ecc. ecc., forse per confondere chi non conosce bene certe situazioni. Spiace doverlo informare di un fatto: chi voleva andare in Siria poteva farlo. Per lui, forse, i problemi burocratici sono insormontabili, e infatti ha pontificato sulla crisi stando ben lontano dalla Siria. Io, negli anni della guerra, sono andato in Siria quattro volte, con tanto di visto e senza aggregarmi ad alcun esercito o milizia. Basta frottole, per favore.
Ci sarebbero tante altre cose da contestare a Cristiano. I cristiani che non tornano in Siria, per esempio, ovviamente per colpa di Assad. Curioso. Il numero dei cristiani, nella Siria devastata, è dimezzato. Quello dei cristiani nell’Iraq liberato dal tiranno è ridotto a meno di un quinto e la comunità è sull’orlo dell’estinzione. Gli dice nulla?
Altro esempio: la Caritas di Aleppo che “lavora nei quartieri bombardati da Assad e dai russi”. Si noti bene: non i quartieri prima occupati dai jihadisti (Cristiano non li nomina mai, chissà perché…) e poi bombardati da Assad e dai russi. In effetti, e l’ho testimoniato di persona, le Chiese cristiane, e quella latina in prima fila, fanno un grandissimo lavoro. Anche la famosa Suora, peraltro, quella che secondo Cristiano dovrebbe tacere sul proprio Paese, non avere opinioni in merito. Lei per sette anni ha gestito, insieme con altre due suore, una casa di accoglienza che ha assistito migliaia di malati di cancro che da tutta la Siria accorrevano a Damasco alla disperata ricerca di cure. Decine di loro sono morti tenendole la mano. E centinaia di bambini, tra i quali molti orfani di guerra, hanno trovato un rifugio e un sorriso nell’asilo accanto alla casa. Così è, anche se a Cristiano non interessa molto.
Ma si diceva della Caritas. La sua opera ad Aleppo Est è oggi enorme, grande quanto quella svolta ieri sotto le bombe nei quartieri, cristiani e non, bombardati dai jihadisti durante l’assedio durato dal 2012 al 2016. Sarebbe stato bello se Cristiano avesse raccontato anche quello, a suo tempo, invece di aspettare la magnifica operazione Ospedali Aperti, partita nel 2017 (e di cui lui, se non sbaglio, si è occupato per la prima volta in un articolo per La Stampa del 25 maggio 2019). Ma certo, con tutte quelle difficoltà con i visti, poverino, come poteva farlo? (Fulvio Scaglione)