Atterrati all’aeroporto di Fiumicino altri 58 profughi siriani dal Libano grazie ai Corridoi umanitari. Oggi, martedì 4 giugno, sono atterrati all’aeroporto di Fiumicino altri 58 profughi siriani dal Libano, grazie ai Corridoi umanitari promossi dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Questo nuovo arrivo, porta a quota 2.500 le persone accolte e integrate in Europa grazie al progetto (pilota in Europa e nato in Italia) promosso dalla società civile e totalmente autofinanziato. Oggi adottato anche in altri Paesi.
«In un tempo in cui aiutare chi ha bisogno appare sempre più difficile – hanno affermato la Comunità di sant’Egidio e le chiese protestanti membro della Fcei che con la Tavola valdese attraverso l’otto per mille ne finanzia l’iniziativa – , il modello avviato dimostra che è possibile salvare dai trafficanti di uomini chi fugge dalle guerre e da situazioni di grande rischio per la propria vita: dal febbraio 2016 oltre 2.000 persone sono giunte in Italia (più di 1.500 dal Libano, altri 500 dall’Etiopia), oltre ai circa 500 giunti in Francia, Belgio e Andorra».
I 58 nuovi profughi atterrati stamane saranno accolti da associazioni, parrocchie, comunità e famiglie – che in alcuni casi hanno offerto le loro abitazioni – in diverse regioni italiane.
«In questo modo – affermano ancora i promotori –, grazie alla generosità e all’impegno volontario e gratuito di tanti italiani, sarà possibile avviare un immediato percorso d’integrazione che prevede l’apprendimento della lingua italiana per gli adulti, la scuola per i minori e l’inserimento lavorativo, una volta ottenuto lo status di rifugiato».
Il benvenuto ai profughi è stato espresso in occasione della conferenza stampa tenutasi al Terminal 3 (alle 11 di stamane), alla quale hanno partecipato il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Alessandra Trotta membro della Tavola Valdese, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio insieme alle rappresentanti dei ministeri degli Esteri e dell’Interno, la vice ministra Manuela C. Del Re e la viceprefetto Donatella Candura.
L’applauso che ha aperto la conferenza stampa è stato dedicato una giovane coppia di fidanzati, diventati i protagonisti della giornata, per essere riusciti a coronare il loro sogno d’amore e di speranza per il futuro: «Quest’applauso è per voi – ha detto la vice ministra degli Esteri Emanuela Del Re – . Avete attraversato molte difficoltà, ma oggi siete qui e siamo felici di potervi accogliere perché siamo una grande famiglia. Oggi sono particolarmente commossa per l’incontro avuto con questa giovane coppia (invitandoli ad avvicinarsi a lei, ndr), d’ora in poi potrete sperare in tanti e nuovi progetti di vita. L’Italia offre questa prospettiva migliore a molti di voi, alle vostre figlie e figli che cresceranno insieme ai nostri. Il ministero degli Esteri sostiene con forza il progetto dei Corridoi umanitari, crediamo sia necessario ampliarlo, replicarlo, estenderlo in tutta Europa».
Marco Impagliazzo salutando gli ospiti con l’Eid Mubarak (buona festa) e dando il suo benvenuto ai fratelli cristiani ha detto: «Siete in Italia, dove trovate ad accogliervi un paese unito. I Corridoi danno il segno di un’Italia unita intorno a voi e mostrano la grande tradizione umanistica, civile e cristiana del nostro paese. Siete accolti da alcune realtà cristiane e dalle istituzioni del nostro paese. Attorno al tema dei profughi il mondo è spesso diviso. Voi, invece, trovate un’Italia unita proprio dai Corridoi umanitari. Oggi dimostriamo che fare bene del bene è possibile. Rappresentate l’avanguardia di un popolo che deve trovare pace e sicurezza ed è con questo spirito che vi accogliamo. Inviamo anche il nostro pensiero a coloro che oggi non ci sono più, perché hanno dovuto affrontare viaggi della morte nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Un vescovo protestante tedesco ha detto: “la morte in mare non può essere un’opzione”. L’unica soluzione possibile sono i Corridoi umanitari».
«Benvenute e benveuti in Italia – ha esordito il pastore Luca Maria Negro –, a chi giunge dalla Siria e dall’Iraq. Da tre anni ci ritroviamo uniti per accogliervi, era il febbraio 2016. E non solo in Italia, anche in Europa. Ogni volta è commovente essere qui con voi. Due giovani fidanzati oggi hanno ribadito il loro amore e quanto sia preziosa la vita. Siamo grati a loro, e a tutti voi, per quest’opportunità che ci è stata concessa: esserci e poter fare qualcosa. Ciò che proponiamo con con convinzione da tre anni speriamo possa essere d’esempio, che i Corridoi umanitari possano essere replicati in futuro con maggior vigore e potenziati. Rappresentano l’unica alternativa sicura a chi fugge da guerre e persecuzioni, per questo mi unisco al pensiero rivolto a chi, oggi, non è più tra noi o ha dovuto subire l’agonia di viaggi pericolosi, violenti, inumani per trovare un mondo migliore. La Parabola del Buon Samaritano ricorda quanto sia importante non girare la testa dall’altra parte, ma aiutare l’uomo ferito. Mi ha fatto particolarmente piacere sentire dalle parole della vice ministra Del Re che l’Italia intende farsi promotrice di Corridoi umanitari europei, che da tempo chiediamo con forza. Riteniamo che siano necessari, urgenti, soprattutto dalla Libia. Non sarebbero certamente una soluzione per tutti, ma certo rappresenterebbero una salvezza e una speranza per molti».
Chi salva una vita salva il mondo intero: è infatti il motto spesso ricordato dagli operatori del progetto Mediterranean Hope della Fcei.
Donatella Candura, vice prefetto del ministero dell’Interno ha chiosato: «A nome del ministero degli Interni posso affermare che l’occasione di vederci qui oggi è una grande opportunità per tutti noi. Sin dal lontano 2015 lavoriamo per aprire canali umanitari destinati per persone vulnerabili in collaborazione con il ministero degli Esteri, con la Federazione delle chiese evangeliche, Sant’Egidio e la Tavola valdese. Siamo riusciti a far partire questo progetto, e tanti altri, per far arrivare in sicurezza molte persone, permettendo loro di iniziare una nuova vita. C’è tanto lavoro ancora da fare, ma altrettanto è già stato fatto. Un lavoro prezioso condiviso tra le forze di polizia, le chiese, le associazioni, i ministeri, come quello della Salute, e da tanti volontari. Andiamo avanti».
Alessandra Trotta membro della Tavola valdese, ha rivolto ai presenti il suo più «Caloroso benvenuto a nome delle chiese metodiste e valdesi. Chiese che hanno sostenuto sin dall’inizio, e con caparbietà, i Corridoi umanitari, mettendoci tante risorse, non solo economiche, perché convinte dell’importanza dell’iniziativa e per dimostrare un’evidenza: i Corridoi umanitari sono un criterio di giustizia e di efficacia. I Corridoi – ha proseguito Trotta –, sono un progetto sostenibile e replicabile».
Poi, un invito.
«Oggi vi attende un compito importante: portare ovunque vi recherete la vostra intelligenza, il vostro desiderio di futuro, la vostra ricchezza culturale, ma dovrete accettare anche una sfida dufficile, riuscire a entrare in dialogo con le comunità che vi accoglieranno. Solo accettando questa sfida sarà possibile costruire, insieme, un’Italia dei diritti, un’Italia più bella. Il progetto – che prevede l’accoglienza diffusa, ha concluso Trotta – è sostenuto da una rete estesa di chiese locali e di organizzazioni; saranno sempre accanto a voi in questo cammino di dialogo, che talvolta dovra anche essere paziente, in particolar modo con quelle persone che ritengono che in Italia non ci sia bisogno di accoglienza e che aiutare qualcuno possa togliere dell’aiuto ad altri. Sappiate accettare insieme a noi questa importante e difficile sfida».