Le 82 pagine della sentenza di primo grado sono un pugno allo stomaco e rimandano lo spaccato fedele del potere del clan dei casalesi: è il resoconto dettagliato di una storiaccia cominciata a marzo del 2008, nel corso delle arringhe della difesa al processo Spartacus, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Napoli. Lì,in quell’aula e in quel momento così delicato, arrivò una delle peggiori minacce all’informazione mai registrate da parte della criminalità organizzata ed erano dirette a Rosaria Capacchione e Roberto Saviano: l’avvocato Michele Santonastaso, per lunghissimo tempo difensore di Francesco Bidognetti e di Antonio Iovine, lesse un’istanza di legittimo sospetto, firmata proprio da Bidognetti e Iovine, che era una minaccia palese a tutti coloro che avevano sostenuto l’accusa del processo Spartacus nonché contro i giornalisti che lo avevano raccontato, dunque la Capacchione e Saviano, i quali sono stati poi parti offese nel procedimento che si è concluso in primo grado nel 2014 e che è appunto raccontato nella lunga sentenza che ricostruisce i fatti. La stessa che ha condannato per minacce aggravate dal metodo mafioso il capo dei casalesi Francesco Bidognetti, l’avvocato Michele Santonastaso e il collega Carmine D’Aniello e che era stata impugnata in secondo grado. In quest’ultima sede però i giudici della Corte d’Appello avevano ritenuto che la sentenza andasse annullata per incompetenza territoriale rinviando gli atti alla Dda di Napoli, la quale a sua volta a dicembre 2017 ha trasmesso il fascicolo a Roma, dove soltanto dopo un anno e mezzo è stata fissata la prima udienza davanti al gup Livio Sabatini. Udienza che si è tenuta lo scorso 4 giugno ma si è chiusa con un rinvio al 5 luglio prossimo per un difetto di notifica all’imputato Santonastaso (che perlatro era comunque negli uffici giudiziari quel giorno).Questa incredibile vicenda sta camminando sul baratro della prescrizione ma, ad ogni modo, nella prossima udienza Rosaria Capacchione e Roberto Saranno saranno in aula insieme alla Federazione Nazionale della Stampa, che si costituirà parte civile per il tramite dell’avvocato Giulio Vasaturo. “La Fnsi sarà in questo processo come in tutti quelli che vedono parti offese i giornalisti – ha detto il Presidente Giuseppe Giulietti – nel solco di quella che è una prassi (e purtroppo frequente per l’aumento della minacce) degli ultimi anni”. Sullo sfondo restano comunque alcuni elementi che lasciano l’amaro in bocca: il capo dei casalesi Francesco Bidognetti, detto Ciocciotto mezzanotte, potè permettersi le minacce contro i giornalisti nonché contro i due magistrati che sostennero l’accusa in Spartacus, ossia Raffaele Cantone, oggi a capo dell’Autorità Anticorruzione, e Federico Cafiero de Raho, oggi capo della Procura nazionale antimafia. Fu un’uscita terribile, temeraria, violenta eppure potrebbe restare impunita, lasciando sul campo il messaggio intimidatorio e punitivo contro chi ha osato sfidare il clan. Tanto è.